Silentio et
solitudini
di Giovanni
Paolo II
Al diletto
figlio ANDREA POISSON
Ministro
Generale dell'Ordine Certosino
«Attendere al silenzio e alla solitudine
della cella» è, come è noto, la più importante applicazione e vocazione
dell'Ordine Certosino, al quale tu presiedi . I suoi membri, seguendo la
singolare chiamata di Dio, sono passati «dalla
tempesta di questo mondo al sicuro e quieto riposo del porto», per vivere
solo di Dio. L'Ordine Certosino si sforza di condurre tale «vita nascosta con Cristo» (Cf. Col. 3,3) con lodevole energia e fermezza, già da
novecento anni.
Ciò va giustamente messo in luce in questo tempo in
cui si celebra la memoria della sua fondazione. Infatti S. Bruno, uomo
eminente, iniziò con alcuni compagni questa forma di vita separata dal mondo
nel luogo chiamato Certosa in diocesi di Grenoble, verso il 24 giugno dell'anno
1084, giorno dedicato a S. Giovanni Battista, «il più grande tra i profeti ed eremita», che i Certosini onorano
come celeste patrono dopo la Beatissima Vergine Maria.
Commemorando un così felice
avvenimento uniamo la nostra gioia alla vostra e congratulandoci con tutto il
cuore di una così perseverante fedeltà, vogliamo approfittare di questa
circostanza per esprimere a tutta la Famiglia Certosina la nostra particolare
stima e il nostro paterno amore.
Fin dai primi secoli della Chiesa, come è noto,
vissero degli eremiti dediti alla preghiera e al lavoro nel deserto, uomini «che lasciato tutto, avevano abbracciato una
vita celeste»; da loro prese origine la stessa vita religiosa. i loro
esempi provocarono l'ammirazione degli uomini e incitarono molti all'esercizio
della virtù. S. Girolamo, tanto per citare un testimone fra molti altri, esaltò
con parole ardenti questa vita nascosta dei monaci: «O deserto, ornato dei fiori di Cristo! O solitudine, dove nascono le
pietre con cui si costruisce la città del gran Re, secondo la visione
dell'Apocalisse! O eremo, dove si gusta più familiarmente Dio!».
Più volte i Romani Pontefici approvarono e lodarono questa vita segregata dal mondo, e
recentemente, per quanto riguarda voi, Pio XI nella Costituzione Apostolica «Umbratilem» e Paolo VI nella
Lettera che ti mandò per il Capitolo Generale . Anche il
Concilio Vaticano II esaltò questa vita solitaria, con cui gli abitatori del deserto seguono più
da vicino Cristo dedito alla contemplazione sul monte, e ne afferma la
misteriosa fecondità promanante nella Chiesa . Infine il nuovo Codice di Diritto Canonico
ribadisce con forza questa verità dichiarando che: «Gli Istituti interamente
dediti alla contemplazione hanno sempre un posto eminente nel Corpo mistico di
Cristo» (can. 674).
Tutto questo si addice a voi, diletti monaci e monache dell'Ordine
Certosino, che, estranei al rumore del mondo, «avete scelto la parte migliore» (Cf. Lc.
10,41).
Pertanto, nel rapido scorrere degli avvenimenti che afferrano gli uomini del
nostro tempo, bisogna che voi, rifacendovi continuamente allo spirito
originario del vostro Ordine, restiate saldi, con volontà incrollabile, nella
vostra santa vocazione.
Il nostro
tempo infatti sembra aver bisogno dell'esempio e del servizio di questa vostra
forma di vita.
Gli uomini
di oggi, divisi fra opinioni divergenti e spesso turbati dal fluttuare delle idee,
indotti persino in pericoli di ordine spirituale dalla pubblicazione di una
moltitudine di scritti, e soprattutto dai mezzi di comunicazione che hanno un
grande potere sugli animi ma che talora sono in opposizione con la dottrina e
la morale cristiane, hanno bisogno di
ricercare l'assoluto, e di vederlo in certo modo provato da una testimonianza
di vita.
Dare loro
questa testimonianza è vostro compito. E anche i
figli e le figlie della Chiesa che si dedicano ad attività apostolica devono,
tra le realtà fluttuanti e transitorie del mondo, appoggiarsi sulla stabilità di Dio e del suo amore, che vedono
testimoniata in voi, che in modo speciale ne siete partecipi in questo
pellegrinaggio terreno.
La Chiesa stessa, che come Corpo mistico di Cristo ha
tra i suoi principali compiti il dovere di offrire incessantemente il
sacrificio di lode alla divina Maestà, ha
bisogno della vostra pia sollecitudine, con cui quotidianamente «persistete
nelle veglie divine».
Bisogna tuttavia riconoscere che la vostra vita eremitica in questi tempi, in cui forse si dà troppa
importanza all'attività, non è sufficientemente compresa né giustamente
stimata, soprattutto di fronte alla mancanza di tanti operai nella vigna del
Signore. Contro siffatte
opinioni va affermato che i Certosini, anche in questo nostro tempo, devono salvaguardare integralmente
l'autentica fisionomia del loro Ordine.
Questo è perfettamente conforme alla
norma del nuovo Codice di Diritto Canonico, che, pur rammentando l'urgente necessità dell'apostolato attivo, protegge
il carattere specifico della vocazione dei membri degli Istituti puramente
contemplativi. Questo anche a motivo del servizio che essi offrono al
Popolo di Dio, che «stimolano con il
proprio esempio e dilatano con una misteriosa fecondità apostolica» (Cf. can. 674).
Pertanto, se
per tale motivo i membri della vostra Famiglia «non possono essere chiamati a
prestare l'aiuto della loro opera nei diversi ministeri pastorali» (can.
674), non deve essere svolta da voi, se non straordinariamente, nemmeno
quell'altra forma di apostolato, consistente nell'accogliere persone esterne
desiderose di trascorrere qualche giorno nella sacra solitudine dei vostri
monasteri, perché questo non concorda con la vostra vocazione eremitica.
Senza dubbio i numerosi e rapidi mutamenti della
società contemporanea, le nuove teorie psicologiche che influenzano gli animi
soprattutto dei giovani, e la tensione nervosa di cui tanti oggi soffrono, possono far sorgere difficoltà nelle
comunità certosine, specialmente tra coloro che si trovano ancora nel periodo
di formazione. Perciò dovete comportarvi
con prudenza e fermezza - non trascurando però ogni sforzo per comprendere
le difficoltà dei giovani - in modo da conservare il vostro autentico carisma
nella sua integrità, senza deviare dai vostri collaudati Statuti.
Solo una
volontà infiammata d'amore di Dio e disposta a servirlo strenuamente in una
vita austera segregata dal mondo, aiuterà a superare gli ostacoli.
La Chiesa è con voi, diletti figli e figlie di S.
Bruno, e si attende grandi frutti spirituali dalle vostre preghiere e dalle
vostre austerità che sostenete per amore di Dio.
Abbiamo già avuto occasione di dire, parlando della vita consacrata a Dio:
«L'importante
non è ciò che fate, ma ciò che siete». Ciò sembra applicarsi in
modo specialissimo a voi che vi astenete dalla vita attiva.
Mentre dunque commemorate le origini
del vostro Ordine, certamente vi sentirete spinti ad aderire con rinnovato
ardore dell'animo e con gioia spirituale alla vostra sublime vocazione. E infine, sia segno dell'amore che ci ha dettato
questa Lettera, e pegno di abbondanti grazie del Cielo, la Benedizione
Apostolica che di tutto cuore impartiamo nel Signore a te diletto figlio e a
tutti i monaci e le monache dell'Ordine Certosino.
Dal Vaticano, 14 maggio 1984, anno sesto del nostro
Pontificato.
Joannes Paulus pp.II