Famiglia
benedetta dal Signore
Lectio del salmo 127
1 Canto
delle salite.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
2 Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
3 La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa.
4 Ecco com'è benedetto
l'uomo che teme il Signore.
5 Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
6 Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
Pace su Israele!
Nel
discorso tenuto a Nazareth il 5 gennaio 1964, il beato Paolo VI ebbe a dire: “La casa di Nazareth è la scuola dove si è
iniziati a comprendere la vita di Gesù. Oh, come volentieri vorremmo ritornare fanciulli
e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth! Quanto ardentemente
desidereremmo ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della
vita!”.
Oggi
è realmente tempo per le famiglie cristiane e - perché no?- per le comunità
religiose, di "rimetterci all'umile
e sublime scuola di Nazareth" e “ricominciare
ad apprendere la vera scienza della vita” in quella santa casa in cui si
impara la prima grammatica della vita che è la famiglia stessa.
Una
scuola che incontra oggi innumerevoli difficoltà prima fra tutte il suo
fallimento in innumerevoli separazioni e divorzi, scuola che di fatto è
combattuta e ostacolata avendo sempre meno appoggio da una sana politica che dovrebbe
salvaguardarla riconoscendole il ruolo fondamentale di prima cellula dello
stato stesso: un dignitoso diritto al lavoro viene sempre più drammaticamente
trascurato, la libertà di educazione dei figli disattesa, la salvaguardia dei
suoi principi e valori naturali lasciati ai capricci di pseudo libertà senza
progetto.
Per
una coppia che voglia costruire una famiglia il compito oggi appare quanto mai
arduo e impegnativo: significa nuotare controcorrente, nello sforzo di non lasciarsi
trascinare dalla corrente di mode di pensiero prive di principi e di valori,
progettate sul capriccio di interessi individualistici o di lobby di potere o
di economia.
Nonostante
tutto il cristiano riconosce che la famiglia è la realtà di comunione aperta al
mistero che Dio, fin “dal principio”
del suo progetto sulla creazione, ha affidato ad 'Adam maschio e femmina. Fatti
per la comunione per divenire "uno" all'uomo e alla donna il Creatore
ha dato il compito di concretizzarla nella storia divenendo immagine e
sacramento di Dio stesso (cfr Gn. 2,2-3).
Preghiamo all’inizio della nostra lectio con le
parole di Giovanni Paolo II. Lo ricordiamo come strenuo difensore dei diritti della
famiglia: “Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra,
Padre, che sei Amore e Vita, fa' che ogni famiglia umana sulla terra diventi,
mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, «nato da Donna», e mediante lo Spirito
Santo, sorgente di divina carità e vero santuario della vita e dell'amore per
le generazioni che sempre si rinnovano. Fa' che la tua grazia guidi i pensieri
e le opere dei coniugi verso il bene delle loro famiglie e di tutte le famiglie
del mondo. Fa' che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte
sostegno per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell'amore. Fa'
che l'amore, rafforzato dalla grazia del Sacramento del Matrimonio si dimostri
più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, attraverso le quali, a volte,
passano le nostre famiglie. Fa' infine, te lo chiediamo per intercessione della
S. Famiglia di Nazareth, che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra
possa compiere fruttuosamente la sua missione nella famiglia e mediante la
famiglia. Per Cristo nostro Signore, che è la via, la verità e la vita nei
secoli dei secoli. Amen”.
Lectio
Il
salmo 127 appartiene al gruppo di salmi detti “cantici delle ascensioni (o salite)”. Erano i salmi che si cantavano
nei pellegrinaggi che gli ebrei compivano una o più volte l’anno salendo a
Gerusalemme in occasione delle grandi festività. Il pellegrino, con la sua
famiglia, giunto al tempio, dopo aver partecipato alla liturgia del sacrificio,
chiedeva la benedizione rituale del sacerdote che invocava il Signore con le
parole di questo salmo. Il testo era ed è usato in modo particolare anche per
la nostra liturgia cristiana del matrimonio.
Il
clima generale del salmo 127 è permeato dall’intima gioia familiare concessa da
JHWH all’uomo credente che è chiamato per questo "beato" ovvero felice. La famiglia descritta dal salmo è quella
tipica dell’ebraismo antico: in essa la donna ideale (come quella di Pr
31,10-31) è la brava e diligente massaia,
madre di numerosi figli. Il marito e i figli sono seduti alla mensa del
pane guadagnato con un onesto lavoro manuale (v. 2a). Tutti vivono
nell'osservanza della legge di Dio.
Infatti
si dice in primo luogo che tale uomo è "beato" perché “teme il Signore”. Non si tratta qui della paura di incorrere
nella punizione, il che è l'atteggiamento di uno schiavo di fronte al padrone,
ma è il timore di dispiacere che un figlio deve avere nei confronti del padre
dal quale sa di essere amato. In tal senso il timore di Dio è principio di sapienza, ovvero al retto
vivere, perché spinge per amore a "camminare
nelle sue vie", ovvero all’osservanza dei comandamenti.
Prosegue
il testo: "Della fatica delle tue mani ti nutrirai". Chi teme
il Signore vede il frutto del suo lavoro ossia piena di soddisfazioni ricevendo
così in premio una vita felice. Qui il lavoro non è più inteso come la sterile fatica,
pena del peccato (cfr. Gn 3,17); è tornato invece ad essere una benedizione
perché, in tal modo l’uomo partecipa attivamente all’opera della creazione (cf.
Gen 2,15; At 20,35; 1Ts 4,11).
Dopo
il lavoro è la volta della benedizione degli altri membri della famiglia: “La tua sposa come vite feconda nell'intimità della casa” (v. 3):
benedizione del Signore è la sposa come fu all'origine della creazione
dell'uomo. Essa è presentata con la bella immagine di una vite feconda, dal fogliame abbondante e dai grappoli carichi: essa ben
simboleggia una sposa forte, dolce e laboriosa nello stesso tempo, ricca di
molti figli. Non dimentichiamo che la vita è una delle immagini con cui nella
Bibbia si raffigura Israele, la sposa di JHWH.
Dopo
la sposa ecco i figli: “I tuoi figli come
virgulti d'ulivo intorno alla tua mensa”. Alla gioia della sposa si
aggiunge quella della benedizione di numerosi figli presentati come virgulti d'ulivo attorno alla mensa.
Immagine questa di armonia, comunione e pace che ribalta l'odio di Caino nei
confronti di Abele: "Ecco quanto è buono e soave che i fratelli vivano
insieme" (Sal 133,1).
A
questo punto troviamo come inclusione ancora un'invocazione di benedizione: “Ti
benedica il Signore da Sion...” (v.5).
Sotto la formula della benedizione liturgica si ribadisce che Dio
benedice l’uomo che con la sua famiglia vive nel “timor di Dio”. Si fa anche
riferimento alla città santa di Sion, simbolo della stabilità delle promesse di
Dio: la promessa di benedizione non andrà dunque a vuoto.
Lo
sguardo si allarga anche al futuro, anch'esso sarà benedetto dal Signore: “Possa tu vedere i figli dei tuoi figli” (v.
6), ossia alla vita nel suo dispiegarsi e nel suo trasmettersi alle generazioni
successive. È questo un modo molto concreto con il quale il timorato di Dio
sarà reso partecipe e sperimenterà la gioia dei beni messianici (v. 2 e 6b).
Il
salmo si chiude con l'augurio di poter sempre godere di quella benedizione di
Dio per eccellenza, che racchiude tutte le altre, e di poterla condividere con
il il resto del popolo dell'alleanza a cui si appartiene: “Pace (shalom) su Israele!” (v. 6b). Che i doni di Dio sperimentati
dalla famiglia che teme Dio si diffondano su tutta la famiglia allargata di
Israele, di cui il singolo fedele e la sua famiglia non dimenticano mai
d’essere parte.
Meditatio
L’inno
liturgico della festa della Santa Famiglia ci fa pregare con queste parole: «Giuseppe addestra all’umile arte del
falegname il Figlio di Dio Altissimo. Accanto a lui, Maria fa lieta la sua casa
di una limpida gioia. La mano del Signore li guida e li protegge nei giorni
della prova. O famiglia di Nazareth,esperta del soffrire, dona al mondo la pace».
Brevissimo testo che potrebbe però costituire un perfetto commento al salmo
127.
Nel
ritmo apparentemente sempre uguale della sperduta Nazareth, fatto di umili e
laboriosi gesti quotidiani, Gesù ha vissuto la realtà della famiglia fatta di
relazioni, di preghiera e lavoro, di amicizie, di collaborazione. Dio incarnato
ha fatto propria questa esperienza che è di ciascuno di noi. In quella povera
casa per nulla diversa da tutte le altre Giuseppe e Maria ogni giorno si sono
aperti, in un silenzio colmo di stupore, al mistero di quel Figlio donato a
loro. Con Lui hanno costruito una vera famiglia per nulla diversa da tante
altre. Sempre Paolo VI nel suo discorso a Nazareth affermava: "Qui comprendiamo il modo di vivere in
famiglia. Nazareth ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore,
la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci
faccia vedere com'è dolce ed insostituibile l'educazione in famiglia, ci
insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale. Infine qui impariamo la
lezione del lavoro".
Possiamo
con certezza affermare che in questa famiglia santa di Nazareth la benedizione
promessa nel salmo alla famiglia che "teme
il Signore" è scesa in pienezza. Anzi! si è pienamente realizzata.
Il
salmo 127 prospetta infatti con le sue benedizioni sulla famiglia un totale
rovesciamento dell'economia del peccato che gravemente la indebolisce e non
rare volte distrugge.
Nei
confronti del lavoro all’uomo Dio disse: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero,
di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per
causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del
tuo volto mangerai il pane" (Gn 3,17-19). Alla maledizione riguardante
il rapporto con il creato risponde la benedizione del salmo: "Della fatica delle tue mani ti
nutrirai,sarai felice e avrai ogni bene" (v.2). Alla legge del lavoro
si è assoggettato anche Gesù e così esso è tornato ad essere benedetto, perché
ritrova il suo autentico significato di collaborazione dell'uomo all'opera
creatrice di Dio, così da divenire fonte di gioia e di soddisfazione. Ma il
lavoro rischia di tornare alienante, in un mondo che adora l’efficienza, il
profitto e la resa, quando, divenuto fine a se stesso, distaccato dalla dignità
dell'uomo e sradicato da Dio perde di vista il suo vero scopo, quando divenuto
l'unico scopo della vita , facendo lentamente divenire estranei gli uni agli
altri, sottrae quel tempo prezioso che dovrebbe essere dedicato al calore delle
relazioni familiari.
Dopo
il peccato originale il rapporto coniugale diventa conflittuale e doloroso
stravolgendo il disegno di Dio di fare dei due "una carne sola". Dio rivolgendosi ad Eva dirà: "Moltiplicherò i tuoi dolori; con dolore
darai alla luce i figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti
dominerà" (Gn 3,16). Anche sotto questo versante il salmo 127 preannuncio
un rovesciamento: la moglie e il marito con la benedizione di dio tornano ad
essere motivo di gioia l'uno per l'altro:
"La tua sposa come vite feconda nell'intimità della tua casa". La
nostra meditazione potrebbe andare nuovamente a Nazareth al fine di contemplare
l'armonia e il rispetto che certamente è sussistito nella relazione tra Maria e
Giuseppe: tra loro nessun rapporto di potere, ma un mutuo percepirsi servitori
di un disegno più grande che li avvolgeva e li responsabilizzava. Senza la
guarigione dal peccato, che essenzialmente è sempre egoismo e superbia, ovvero
senza la benedizione di Dio, le coppie rimangono fragili, facilmente
"scoppiano" alla prima difficoltà, mancando spesso un sufficiente
rispetto della libertà e della crescita dell'altro, la comunicazione se non è assente
diviene superficiale. Non si è disposti a morire l'uno per l'altro, ma ciascuno
vuol salvare a tutti i costi se stesso. Soprattutto manca un fondamento solido
esterno che dia stabilità alla vita della coppia.
Dopo
il peccato si è provocata una progressiva disgregazione della famiglia, anche a
livello di rapporto tra fratelli: Il
Signore disse a Caino: «Se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua
porta; verso di te è la sua bramosia, ma tu dòminala». Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna». Mentre erano in
campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise (Gn 4,5-16).
Nel salmo troviamo la promessa di una rinnovata fratellanza nell'immagine della
famiglia riunita nella comunione della tavola: "i tuoi figli come virgulti
d'ulivo intorno alla tua mensa". Voglio pensare alla famiglia di
Nazareth, certo vi è un figlio unico ma certamente la loro non è una famiglia
chiusa a riccio su se stessa, è anzi una famiglia aperta a molte relazioni
fraterne, basti pensare che solo dopo due giorni di cammino di carovana Maria e
Giuseppe si accorgono dell'assenza del figlio. Immaginiamo il trovarsi insieme
attorno alla mensa: quali sentimenti? Quali discorsi? Quale clima sarà
intercorso tra loro? Oggi un numero crescente di coppie non è disponibile alla
procreazione e spesso si fa ricorso alla pillola o all'aborto per
eliminare...il problema. E' un segno
del disagio profondo in cui vivono tante famiglie quando pensano di poter
offrire affetto e garantire una vita adeguata solo se il figlio è unico
dimenticando che l'amore cresce solo se si moltiplica. Il cristiano non
si lascia condizionare dalla paura, perché sa che il Signore non lascia solo
nessuno. E parlando di educazione alla vita e alla fede quanto spessore i figli
trovano nelle loro famiglie? A quale "grammatica della vita" sono
introdotti dall'esempio dei genitori? Il
matrimonio perciò è una esperienza che ha bisogno di impegno e di cure continue,
perché non si trasformi da luogo di armonia e di amore a luogo di passionalità,
di compagnia strumentale, di dominio, cose che portano in sé i germi della
divisione (Gn. 3).
Il
salmo termina allargando lo sguardo dalla famiglia alla città e poi all'intero
paese: " Possa tu vedere la
prosperità di Gerusalemme... Pace su
Israele!". I cristiani sono chiamati ad esprimere solidarietà ben più
ampie e universali di quelle che si fermano ai legami del sangue, non
identificano il bene comune solo con quello della propria famiglia ma si
sentono parte della comunità degli uomini, di quella prossima del quartiere o
del paese e di quella più lontana, formata dall'umanità intera (cfr. Gv.
15,17). Le famiglie talvolta invece sono vissute come un rifugio e un
diaframma dietro al quale ripararsi dalle chiamate che vengono dal mondo
circostante. Si assiste spesso a vere e proprie degenerazioni di questo
atteggiamento quando si incontrano famiglie che riducono i propri interessi
sociali alla ristretta cerchia dei loro cari. Più la famiglia allarga le
proprie mura all'accoglienza, alla solidarietà, alla condivisione più essa
cresce e si irrobustisce. Chiudendosi si insterilisce.
Quando
Dio crea "isch" e "ischà" (l'uomo e la donna: lett.
l'uoma) il suo progetto, che sempre permane, è quello che essi diventino
"uno" nell'amore, nel pieno
rispetto delle singole diversità il che è rivelato dalla Trinità, e che a
immagine di Dio siano testimoni e partecipi del suo essere Creatore e Signore.
Un compito che non è mai dato come già acquisito in partenza: esso si apre
quotidianamente e si offre alla libertà di ciascuno di loro. Compito esigente?
Certamente! Ma le vette alte sono quelle a cui aspirano i veri scalatori.
Questo
compito mi sembra la migliore testimonianza che la famiglia cristiana possa
dare di sé in un mondo che oggi ha paura dell'amore vero, del sì definitivo,
che in fin dei conti di ripone speranza nella vita. La famiglia, quella vera, è
il miglior annuncio che il Vangelo è vero ed è buona notizia.
Come
poter camminare su questa strada non scegliendone altre più comode ma a vicolo
chiuso? Ciascuna famiglia che si dice cristiana accolga quotidianamente Gesù,
come fecero Maria e Giuseppe, per ascoltarlo, dialogare con Lui, custodirlo,
proteggerlo, crescere con Lui, accoglierlo concretamente nella persona del
coniuge, nella persona dei figli, dei nonni…. Ogni volta che c’è una famiglia
che custodisce questo mistero, fosse anche alla periferia del mondo, il mistero
del Figlio di Dio, il mistero di Gesù che viene a salvarci, è all’opera.
Oratio
Terminiamo la nostra
lectio con una preghiera salmica composta appositamente per il salmo 127 da
padre David Maria Turoldo. Maria e Giuseppe ci aiutino ad accogliere Gesù
perché le promesse del salmo si avverino per ogni famiglia e comunità
Padre,
donaci di tornare tutti a guadagnare il pane
con le nostre mani,
e tornare tutti a gustare quanto sia buono il
pane.
Padre,
dona a tutte le case una donna forte e
saggia,
che insieme all’uomo sia il principio
dell’armonia libera e necessaria.
Padre,
dona figli che siano segno di gioia e di pace
intorno ad ogni mensa:
e che tutti possiamo veder fiorire una Chiesa
più credibile,
una città più umana. Amen. (P. D.M. Turoldo)
Attilio
Franco Fabris
Monastero di sant'Andrea
Abbazia
di Borzone
16041
Borzonasca - Ge
www.abbaziaborzone.it