• 06 Mar

    VERSO LA LIBERAZIONE

     

     Può succedere che l’orazione, il nostro “stare” con Dio, non sia esente da imperfezioni.
    Anzi può succedere che si trasformi in evasione egoistica, senza peraltro che ce ne accorgiamo.
    Questo accade quando il nostro cercare Dio non è dettato da una retta intenzione, da gratuità e amore, ma dal tentativo di fuggire dalla propria responsabilità, da una ricerca di un piacere spirituale fine a se stesso.
    Inutile dire quanto sia illusoria questa direzione del cammino spirituale, minato alla base da una subdola inautenticità.
    Domadiamoci come mai tante persone che hanno pregato molto, dedite alla vita spirituale, sono però rimaste immature, aggressive, fredde, critiche…
    Quasi sicuramente invece di dialogare con l’Altro, con Dio, non si sono accorte di essersi ripiegate, di aver dialogato sempre e solo con se stesse. Il Dio invocato non era il vero Dio, ma una proiezione di se stessi, la divinizzazione della propria immagine.
    La preghiera autentica deve provocare, mettere in discussione la vita, e la vita deve sfidare l’orazione. Se questo interscambio tra preghiera e vita non avviene vi è buona probabilità che siamo indirizzati nella direzione errate, nell’illusione spirituale, nella proiezione di noi stessi in Dio.
    Il Dio che si rivela nella storia del popolo eletto è un Dio liberatore. E’ un Dio che chiama il suo popolo ad alzarsi e ad intraprendere un cammino.
    E’ un Dio che scomoda continuamente, che non vuole lasciare l’uomo seduto nelle sue false sicurezze, comodità, nei suoi scoraggiamenti, rassegnazione, morti.
    Quando ci troviamo in queste situazioni rischiamo di ridurre Dio a “nostra misura”, a nostra immagine e somiglianza: è un Dio illusorio, che dobbiamo far morire. Dio è morto! Ma quale dio?
    Il vero Dio è un Dio che celebra con l’uomo eternamente pasquale il passaggio ad una vita sempre più piena ed intima.
    Egli ci spinge continuamente a rivedere e riprogrammare la nostra esistenza in base al suo progetto di liberazione.
    E’ un Dio che non ci fa restare bambini, ma che ci prende per mano spingendoci con amore a divenire persone adulte: umanamente e cristianamente.
    Egli rende l’uomo responsabile della sua storia personale e collettiva.
    Allora constatiamo che Dio non è “oppio”, non aliena l’uomo da se stesso e dalla storia, ma è “liberatore” che chiama a libertà e maturità la sua creatura. 

    SALVARSI ALLE RADICI

     Non dovremmo mai parlare solo di “salvezza dell’anima”: la salvezza che ci è donata da Dio abbraccia e coinvolge tutto l’uomo.
    Si tratta di una salvezza integrale.
    Ma questo dono della salvezza è ostacolato dalla presenza del peccato nell’uomo: la sua pretesa di essere lui “Dio a se stesso”, la sua origine.
    E da questa pretesa origine di ogni altro peccato, sorga la divisione, l’inimicizia, la guerra, la menzogna, la schiavitù, lo sfruttamento.
    Alla chiamata alla libertà corrisponde il più spesso il soggiacere alla schiavitù del peccato, schiavo delle sue passioni.
    In questa situazione il bisogno di liberazione si fa sentire quanto mai urgente. 

    DARE A DIO UN LUOGO

     Se la schiavitù consiste allora nella “egolatria”, il problema della liberazione sta nel rimuovere il Dio-Io, affinché lasci lo spazio al Dio unico e vero.
    Ciò vuol dire smantellare tutto il mio piccolo angolo di mondo che mi sono costruito e mai misura, smantellare il mio idolo che mi sono costruito a mia immagine.
    Questo cammino è verso la verità, la liberazione poiché comporta spoliazione da tutto ciò che in noi è falsità, schiavitù:
    Il povero che è nudo sarà vestito, e l’anima che si sarà spogliata dei suoi appetiti, che tu voglia o no, la vestirà Dio della sua purezza, diletto e volontà  (s. Giovanni della Croce).
    Secondo la terminologia mistica solo il sentiero doloroso del “nulla”, la liberazione assoluta, ci conduce alla cima del Tutto che è Dio: Da tutto ciò che non è Dio si deve liberare l’anima per andare a Dio (s. Giovanni di Dio).
    Comprendiamo che se la liberazione consiste nel fatto che Dio sia Dio in noi, e se l’unico “altro Dio” che può impedire l’adorazione all’unico Dio è il Dio-Io, giungiamo alla conclusione che o regnerà Dio o regnerà al suo posto il nostro uomo vecchio “corrotto dalle passioni ingannatrici”, con il suo desiderio egoistico di dominare, di possedere, di godere. In tutto questo Dio non può trovare posto.
    11 L‘uomo abbasserà gli occhi orgogliosi,
     l’alterigia umana si piegherà;
    sarà esaltato il Signore, lui solo
    in quel giorno.
    12 Poiché ci sarà un giorno del Signore degli eserciti
    contro ogni superbo e altero,
    contro chiunque si innalza ad abbatterlo;
    13 contro tutti i cedri del Libano alti ed elevati,
    contro tutte le querce del Basan,
    14 contro tutti gli alti monti,
    contro tutti i colli elevati,
    15 contro ogni torre eccelsa,
    contro ogni muro inaccessibile,
    16 contro tutte le navi di Tarsis
    e contro tutte le imbarcazioni di lusso.
    17 Sarà piegato l’orgoglio degli uomini,
    sarà abbassata l’alterigia umana;
    sarà esaltato il Signore, lui solo
    in quel giorno
    18 e gli idoli spariranno del tutto.
    19 Rifugiatevi nelle caverne delle rocce
    e negli antri sotterranei,
    di fronte al terrore che desta il Signore
    e allo splendore della sua maestà,
    quando si alzerà a scuotere la terra.
    20 In quel giorno ognuno getter�
    gli idoli d’argento e gli idoli d’oro,
    che si era fatto per adorarli,
    ai topi e ai pipistrelli,
    21 per entrare nei crepacci delle rocce
    e nelle spaccature delle rupi,
    di fronte al terrore che desta il Signore
    e allo splendore della sua maestà,
    quando si alzerà a scuotere la terra.
    22 Guardatevi dunque dall’uomo,
    nelle cui narici non v’è che un soffio,
    perché in quale conto si può tenere?  (Is 2,11-22).
    La liberazione avanza per la via della povertà interiore ed esteriore.
    Dio si rivela Dio realmente per gli anawim, i poveri del Signore, coloro che si abbandonano completamente a JHWH.
    Il povero è proprietà di Dio e Dio è l’eredità del povero. 

    LIBERI PER AMARE

     Essere liberi, ovvero poveri, è condizione indispensabile per amare in modo adulto ovvero oblativo, gratuito, un amore che si dona senza l’ansia di essere contraccambiato.
    E’ condizione per creare autentica fraternità. Il desiderio di possesso induce alla difesa, il difendersi induce alla violenza, e la violenza (sotto mille forme) è distruttrice della comunità. Al contrario la liberazione da sé stessi e dalle cose conduce al vero amore vissuto nella gioia della libertà.
    Accettare di non essere ciò che non si è e di non avere ciò che non si ha.
    La nostra povertà, riconosciuta ed amata, ci pone in un atteggiamento di verità nei confronti di noi stessi. Riusciamo ad intravvederci in modo “abbastanza” realistico.
    E’ necessario che ci liberiamo dalle false sicurezze, maschere, dietro le quali ci nascondiamo, ed accettare la realtà della nostra contingenza, precarietà, indigenza e limitazione.
    Solo allora avremo la sapienza, la maturità e la salvezza.
    Il povero, l’anawim, del vangelo è un “aristocratico dello spirito”. Niente e nessuno, né la gloria né il vituperio, può turbare la sua pace, poiché egli non si lega né si appropria di nulla.
    Nei detti dei padri del deserto si legge: “Un fratello si recò dal padre Macario l’Egiziano e gli chiese: Padre dimmi una parola, come posso salvarmi? Gli dice l’anziano: Va al cimitero e insulta i morti. Il fratello vi andò, li insultò e li prese a sassate. Quindi ritornò a dirlo all’anziano e questi gli disse: Non ti hanno detto nulla?. Ed Egli: No! Gli dice l’anziano: Ritorna domani a lodarli. Il fratello vi andò e li lodò, chiamandoli apostoli santi e giusti. Quindi ritornò dall’anziano e gli disse: Li ho lodati. Ed egli: Non ti hanno risposto nulla?. “No” rispose. Tu sai quanto li hai insultati – dice l’anziano – e non hanno risposto nulla, e quanto li hai lodati, e non ti hanno detto nulla: diventa anche tu morto in questo modo, se vuoi salvarti. Non far conto né dell’ingiuria né della lode degli uomini, come i morti; e potrai salvarti”.
    Come il morto, se niente abbiamo e niente vogliamo essere né avere, che cosa ci può turbare?
    Povertà è liberazione, e liberazione è pace e gioia nel profondo di noi stessi. 

    UN CIRCUITO VITALE

     Il processo di liberazione si attua nell’incontro con Dio in un circuito che va dalla vita a Dio e da Dio alla vita.
    Quando mi metto alla presenza di Dio, lo faccio con tutto il mio carico di limiti, sofferenze, insuccessi, successi, doni gioie.
    A Dio domanderò luce, il dono dello Spirito per il discernimento.
    Con questo Dio che ho conosciuto e amato devo scendere a contatto con al vita, con la storia degli uomini.
    “L’incontro con lui è come un motore che genera forza. Quando l’uomo di Dio vive in profondità l’incontro con lui, sente che il TU prende, estrae, assorbe il suo IO: allora sperimenta la libertà assoluta nella quale scompaiono la timidezza, l’insicurezza, il ridicolo, i complessi. Mai nessuno sentirà un altro modo una così intensa pienezza di personalizzazione. Questa sensazione equivale esattamente a quella onnipotenza inebriante e sfidante di cui parlava san Paolo: Se Dio è per noi chi sarà contro di noi (Rm 8,31).
    Il problema sta nello sperimentare che Dio è con me. Chi lo ha sentito veramente, sa cosa è la liberazione assoluta”
    Troviamo nella scrittura l’esperienza di Geremia:
    4 Mi fu rivolta la parola del Signore:
    5 «Prima di formarti nel grembo materno, ti <conoscevo,
    prima che tu uscissi alla luce, ti avevo <consacrato;
    ti ho stabilito profeta delle nazioni».
    6 Risposi: «Ahimè, Signore Dio, ecco io non so <parlare,
    perché sono giovane».
    7 Ma il Signore mi disse: «Non dire: Sono giovane,
    ma va’ da coloro a cui ti manderò
    e annunzia ciò che io ti ordinerò.
    8 Non temerli,
    perché io sono con te per proteggerti».
    Oracolo del Signore.
    9 Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca
    e il Signore mi disse:
    «Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca.
    10 Ecco, oggi ti costituisco
    sopra i popoli e sopra i regni
    per sradicare e demolire,
    per distruggere e abbattere,
    per edificare e piantare».
    “Il Signore è alla mia destra di chi avrò timore?”. Con Dio, nella fiducia e nell’abbandono torno alla vita desideroso di immettere quelle forze di vita, di liberazione che ho sperimentato.
    Potremmo concludere dicendo che per liberazione possiamo intendere l’abbandono di ciò che non si è e non si ha. E’ accettare la propria realtà a volte con sofferenza, facendo lutto ma senza rancori o amareggiamenti, aggressività.
    La liberazione si apre sempre al perdono, dimentica i torti, è capace di accettare ed accogliere le persone antipatiche e difficili, non porta alla suscettibilità, allo scatto improvviso e violento, non è ipersensibilità emotiva la quale non lascia posto alla libertà. La liberazione è un cammino di acquisizione di dominio su se stessi.
    “La liberazione non si attua in modo magico o meccanico con il passare del tempo… ma con l’apertura decisa e coraggiosa dell’uomo alla possibilità del nuovo e del  gratuito contro tutti i determinismi che alimentano la rassegnazione e la passività” (Rinaldo Fabris).
    Il discepolo chiese al maestro:
    Come posso ottenere la liberazione?
    Rispose: Scopri chi ti ha imprigionato.
    Il discepolo tornò una settimana e disse:
    nessuno mi ha imprigionato
    Il maestro disse: Allora perché chiedi di essere liberato.
    Quello fu il momento d’illuminazione per il discepolo che improvvisamente divenne libero. (A. De Mello).
    “Il Signore ha liberato la vita del povero” (Gr 20,13)
    “Siamo liberati dal peccato e fatti servi di Dio” (Rm 6,22) 

    TESTI

    Is 14-15
    Is 1,10-17
    Sal 105
    Mc 5,1-13

    Sintesi di: I. Larranaga, Mostrami il tuo volto

     

    Posted by attilio @ 17:13

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