INTRODUZIONE
SIAMO VIANDANTI SULLA VIA DELLA VITA
di p. attilio franco fabris
La vita: un cammino, un viaggio, una ricerca… Sono tante le simbologie adottate per dire una verità sola fondamentale: nella vita vi ci siamo trovati. E la vita stessa ci chiede di essere vissuta sino in fondo con tutta la sua fatica, i suoi rischi, la sua conclusione. E’ la vita stessa a porci in cammino.
Vi può essere il desiderio, la paura, le reticenze, l’entusiasmo di questo porsi in viaggio… “Ricominciare ogni giorno come fosse il primo” direbbero i padri del deserto.
Ciò talvolta è faticoso e talvolta doloroso, il cammino appare così misero, così sofferto, annoiato. Il mettersi in viaggio ti richiede di abbandonare tante cose che vorresti portare con te ma non puoi: “Nell’andare se ne va e piange portando la semente da gettare, ma nel tornare viene con giubilo portando i suoi covoni” (Sl 126,6). E’ spesso fai l’esperienza di “portare” solo “semente da gettare”, ovvero di vivere, giorno dopo giorno, in perdita, senza nessun conforto e sicurezza.
A tutti il cammino della vita chiede di gettare qualcosa e un giorno tutto. E allora il metterti ogni giorno in cammino, il ricominciare a gettare quella semente diviene un atto di speranza nella possibilità di tornare un giorno nella gioia carichi di frutti insperati.
Il porsi in cammino comporta l’accettazione della sfida del cambiamento; in un viaggio tante cose cambiano, imprevisti, incontri, contrattempi, ritardi…: e questo accettare il cambiamento è faticoso, talvolta sofferto perché significa l’abbandonare una realtà posseduta per una ricercata e creduta nella speranza.
In questi giorni mi sembra importante il risvegliare in te la coscienza di essere persona in cammino, il saperti interrogare, e lasciare che la vita stessa ti interroghi. A livello personale il porti delle precise domande: in questo cammino della mia vita dove mi trovo? Lascia che il Dio della vita ti interroghi: Dove ti trovi? E’ la domanda che JHWH rivolge ad Adamo nascosto: “Dove sei?”.
E’ dalla conoscenza del “dove mi trovo” che scopro una via, quella già percorsa e quella ancora da percorrere: il cammino della mia vita.
Si tratta cioè di non lasciarti vivere, ma di imparare con umiltà e pazienza a rivedere e a riprendere in mano la tua storia, a ripossedere questo tempo che ti è stato dato in dono.
Come credente la tua fede si basa su un Dio che con la sua creazione ha dato inizio ad una storia, che non è una storia ciclica, condannata ad un eterno ripetersi (il mito dell’eterno ritorno di Ulisse), ma una storia, come quella lineare di Abramo, che ha in Lui un avvio e una meta.
Ti sentirai dunque viandante come Abramo verso la terra promessa, come Israele nel deserto, come Gesù nel cammino verso Gerusalemme, come la Chiesa verso il Regno.
“ ”Via” è chiamata la vita, poiché ciascun uomo cammina verso una meta. Come coloro che durante la navigazione dormono o sono condotti spontaneamente dal vento in porto, anche se non se ne accorgono, (perché la corrente li spinge al compimento del loro viaggio), così anche noi, mentre il tempo della nostra vita scorre, ci affrettiamo, ciascuno verso il proprio fine, con il corso insensibile della nostra vita, come un movimento continuo e inesausto. Ad esempio, dormi e il tempo ti passa inosservato; vegli e sei irrequieto. Tuttavia, la via si consuma, anche se sfugge alla nostra percezione. Tutti noi uomini, dunque, corriamo una sorta di corsa, ciascuno affrettandoci verso il nostro fine. Perciò siamo in via. Così potresti intendere il significato di “via”. In questa via sei un viandante. Tutto tu oltrepassi, tutto resta dietro di te. Hai visto sulla strada un germoglio o dell’erba, o dell’acqua o qualunque altra cosa degna di essere osservata. Ne hai goduto un attimo, sei passato oltre” (Basilio, Om. sul Sal.1).