La terra: L’acquisto di un sepolcro
Gn 23,1-20
di p. Attilio Franco Fabris
L’ultimo racconto si riaggancia al tema iniziale: quello della promessa della terra.
Sara muore e Abramo deve pensare al luogo della sua sepoltura.
Il nostro testo è minuzioso nel riportare le varie trattative giuridiche per l’acquisto di un terreno.
La morte di Sara: vv.1-2
La morte di Sara è collocata immediatamente dopo la vicenda del sacrificio di Isacco, e la tradizione talvolta ha voluto collegare i due fatti: una Sara che muore di crepacuore dinanzi all’accaduto del figlio amato.
Essa muore all’età di centoventisette anni, dunque trentasette anni dopo la nascita di Isacco, e tre anni prima del suo matrimonio con Rebecca. Muore in terra straniera e per lei la promessa della terra non si è avverata. Il testo infatti ricorda che Abramo e Sara vivevano nella terra dei cananei, essi sono ancora pellegrini, ospiti di una terra non loro.
Abramo «entra» nella tenda dove giace il corpo di Sara e lì «fa lutto per lei e la piange».
La richiesta di un terreno: vv. 3-6
La richiesta di un terreno si svolge in tre fasi: la richiesta, la scelta, l’acquisto.
Ora l’acquisto di un terreno era affare delicato. La gente era molto attaccata alla sua terra e non era propensa a cederla facilmente ad altri, ancor più se stranieri.
Abramo è consapevole della difficoltà: “io sono forestiero tra voi”, avanza perciò una richiesta molto limitata: “sicché io possa portar via il mio morto e seppellirlo”. Una richiesta questa che rende difficile un rifiuto.
Tuttavia la proprietà sepolcrale del terreno richiesto assume un carattere perenne, essa servirà per la sepoltura della futura discendenza (cosa che accadrà).
La risposta degli hittiti è benevola e rispettosa: “O signore! Tu sei principe eccelso in mezzo a noi!”. Lo considerano come un capotribù, al loro pari. La loro offerta appare molto dignitosa: Abramo può seppellire Sara nel migliore dei loro sepolcri, ovvero esitano però a cedere per sempre un terreno ad Abramo: “Sì, ti vogliamo bene, ma rimani ospite, rimani forestiero”.
A questo punto Abramo deve insistere: “si alzò, s’inchinò” nell’atteggiamento umile di colui che sente di dover fare una richiesta importante: egli indica la caverna di Macpela come possibile luogo per farvi il suo sepolcro. Chiede solo un pezzetto di terra “all’estremità del campo di Efron” il che implica la sua decisa volontà di rispetto del diritto di passaggio sul resto del terreno al proprietario. Infine si dice pronto a pagare.
Abramo domanda solo la caverna, Efron gli offrirà anche il campo: non resta che concludere legalmente il contratto alla presenza della popolazione.
Ad Abramo basterà un pezzetto di terra, come gli è bastato Isacco.. Quel pezzetto di terra sarà segno e pegno, caparra e anticipazione della promessa della terra.[1]
L’acquisto del terreno: vv. 12-18
Efron accetta la proposta e avanza il prezzo di quattrocento sicli d’argento (“che cosa è fra me e te?”) cosa da lui ritenuta a buon mercato. Tuttavia si tratta di una cifra esorbitante (la Samaria è valutata in seimila sicli: 1Re 16,24). Al che sembrerebbe che Efron sia un approfittatore. Ma per Abramo quel terreno è troppo importante per stare a questionare sente di dover fare quel passo a qualunque prezzo.
L’acquisto viene dunque ufficializzato con un vero e proprio atto notarile.
Sara è seppellita: vv. 19-20
Ora Abramo possiede un terreno in terra di Canaan nel quale egli vede anticipata la realizzazione della promessa della terra. E’ un sepolcro nel quale saranno posti oltre a Sara, Abramo stesso, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Lia.
Sara muore in terra straniera ma non sarà sepolta in terra di Canaan: è sepolta nella terra promessa. . Potranno alla loro morte riposare nella propria terra e non in una tomba hittita.
Questa proprietà non è che un piccolo inizio, un seme per una promessa ancor più grande.[2]
Ora Abramo ha un pozzo e un sepolcro
“Per chi crede, per chi ha giocato la sua vita sulla Parola di Dio, anche un piccolo segno, anche un’anticipazione, che agli occhi degli altri appare poco, è una gioia immensa, perché questo poco è la caparra dell’amore di Dio che promette tutto” (C.M. Martini).
[1] Atti 7:5 ma non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l’orma di un piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non avesse ancora figli.
[2] L’esperienza cristiana e la promessa della vita non scaturisce forse anche per noi dall’umile segno di un sepolcro nuovo ormai vuoto?