• 08 Feb

    I SIMBOLI


    1.    UN NUTRIMENTO

    Per permetterci di incontrarlo nei sacramenti, Cristo si è reso presente e operante in atti profondamente umani:

    l’acqua nel battesimo

    l’olio nella confermazione.

    Egli usa queste realtà “sopranaturalizzandole”, ovvero non svuotandole della loro consistenza umana, quotidiana. Ma proprio partendo da questi significati naturali ne fa dei segni efficaci della sua azione divina.

    Questo appare evidente anche nell’eucaristia.

    Ritrovare i simboli

    Occorre a malincuore riconoscere che i simboli istituiti dal Signore utilizzando realtà quotidiane ed immediate lentamente sono stati “incelofanati” dalla storia, da un concetto di sacralità che li ha resi spesso ridotti a pura  cerimonia.

    Dove sono concretamente i segni dello spezzare il pane, del prendete e mangiatene tutti. Tante difficoltà e motivi storici e pratici hanno avuto la meglio sulla verità del segno.

    Occorre realmente sperare che nelle nostre liturgie la realtà del segno riacquisti realmente il suo spessore autenticamente umano carico di significato e di calore.

    Quello che noi chiamiamo il sacrificio della messa, Gesù l’ha istituito come un pasto: La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda (Gv 6,55).

    Si tratta di un pasto fraterno: Prendetelo e distribuitelo tra voi (Lc 22,17)

    Un pasto in cui l’alimento è rappresentato dal pane e dal vino.

    Sono realtà ricche di significato umano.

    Gesù le usa per parlare del suo sacrificio: del suo corpo e del suo sangue sacrificati e glorificati, per parlare della comunione con lui e tramite lui col Padre e tra di noi.

    Ma quale il motivo per cui Gesù sceglie il segno del pasto per comunicarci realtà di fede fondamentali?

    Mangiate e bevete

    Per vivere occorre nutrirsi: è un dato questo di ogni giorno. Non ne possiamo fare  a meno. E per mangiare occorre dipendere da altro (vegetale e animale). Siamo esseri dipendenti.

    Il Creatore fin dall’inizio ha provveduto a questo, alla nostra sussistenza.

    Purtroppo l’uomo occidentale, che soffre per sovranutrimento, ben pasciuto, non percepisce più l’aspetto meraviglioso e tragico di questo suo radicarsi nelle forze del cosmo.

    Il povero che può fare affidamento solo sul suo raccolto e sul suo bestiame conosce bene invece questa esperienza.

    Mangiare il pane e bere il vino significa poter sussistere. Significa riconoscere che la tua vita non è autosufficiente, dipendi dal creato e dal Creatore che ne è il signore: è lui solo il Vivente.

    (cfr. Dt 32,39; Tb 13,2; Sap 16,13; Sal 23).

    E’ evidente trasporre questo sull’eucaristia: Come senza pane e senza vino, o qualcosa di corrispondente, i corpi più vigorosi subito vengono meno, così, senza la forza del corpo e del sangue di Cristo, le anime più sante sono destinate alla morte. E come il pane e il vino sostentano la nostra vita naturale, così il Signore Gesù, con il dono continuo della forza di grazia rappresentato dal pane e dal vino, sostiene veramente quella vita spirituale che ci ha procurato con la sua croce” (John Wesley).

    Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue

    Per mezzo del cibo e della bevanda, l’uomo “comunica” con l’universo e l’universo “comunica” con l’uomo.

    Il filosofo tedesco Feuerbach ha detto: L’uomo è ciò che mangia!. Voleva dire che l’uomo non ha alcuna dimensione spirituale; che non è altro che materia destinata a distruggersi.

    Tuttavia possiamo in questa frase ritrovare anche una concezione religiosa sia dell’uomo che del mondo.

    1.     L’uomo immagine di Dio, figlio di Dio, è l’invitato alla tavola del cosmo. Divenendo “ciò che mangia” integra il mondo con la sua carne e con il suo sangue.

    Prende dell’universo, lo assimila, lo fa suo. “Comunica” ovvero con il mondo materiale di cui può dire: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”.

    La creazione in un certo senso, attraverso l’uomo che la assimila, “comunica con l’uomo”, diventa il suo corpo, il suo spirito, il suo cuore, la su azione, il suo amore, la sua preghiera, la sua fede.

    2.     Questa apertura dell’uomo e dell’universo si proietta sempre più in alto, più in alto dell’uomo stesso. Infatti Dio si è fatto carne, ha posto la sua dimora in mezzo a noi. Gesù Uomo-Dio comunicherà con il cosmo e il cosmo con Dio, perché lui stesso ha avuto bisogno di mangiare e di bere. Ciò che lui ha assimilato è divenuto suo corpo e suo sangue, corpo e sangue divini.

    3.     Questa ascesa trova il suo punto di convergenza nell’eucaristia.

    La creazione  fornisce al Cristo Uomo-Dio il pane e il vino, che lo Spirito trasforma nel suo Corpo e nel suo sangue. L’uomo mangerà e berrà di questo pane e di questo vino transustanziati: l’uno e l’altro saranno così “assimilati” al Cristo risorto.

    Dio potrà dire a questi elementi, a me che li consumo, all’assemblea che partecipa: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue… Costoro, insieme, uno per uno, sono il mio corpo.


    I SIMBOLI: IL NUTRIMENTO

    “L’eucaristia protegge il mondo e già l’illumina segretamente.

    L’uomo vi ritrova la sua filiazione perduta, attinge la sua vita a quella di Cristo, l’amico segreto, che divide con lui il pane del bisogno e il vino della festa. Il pane è il suo corpo e il vino è il suo sangue; in questa unità nulla ci separa da cose e persone. Ci può essere qualcosa di più grande? E’ la gioia della pasqua, la gioia della trasfigurazione dell’universo. Noi riceviamo questa gioia nella comunione dei santi e nella tenerezza della Madre Chiesa. Allora nulla ci fa più paura. Abbiamo conosciuto l’amore che Dio ha per noi, siamo degli dei. Ormai tutto ha senso. Tu e tu ancora, avete un significato. Tu non morirai Quelli che ami, anche se li credi morti, non moriranno. Ciò che è vivente è bello, fino al più piccolo filo d’erba, fino all’attimo fuggente che ti ha fato sentire nelle tue vene la pienezza dell’esistenza, tutto sarà vivente per sempre. Anche la sofferenza e la morte hanno un senso, diventano gli itinerari della vita. Tutto è già vivente perché Cristo è risorto” Atenagora.

    * Il condividere il pasto: prova ad elencare il simbolismo e il valore ad esso attribuito che tale gesto assume nella tua esperienza.

    * Siamo essere bisognosi, dipendenti. Per vivere dobbiamo mangiare. Mangiare è riconoscere che siamo mortali, non autosufficienti. In fin dei conti è riconoscere che dipendi da un Altro che solo è “il Vivente”

    Cfr. Gn 1,9ss; Dt 32,39; Tb 13,2; Sap 16,13; Sal 23; Sap 2,24

    * Mangiando di ciò che Dio ha creato per te tu integri in te la creazione. Lo fai tuo. Tu comunichi con l’universo e l’universo comunica con te: attraverso di te la creazione diventa corpo, cuore, azione, amore, preghiera, lode, riconoscenza…

    * Il Verbo di Dio ha scelto di farsi carne. Ha assimilato in sé la sua stessa creazione, l’ha fatta sua (ha mangiato e ha bevuto). Tutto ciò che ha fatto suo è divenuto suo corpo e suo sangue.

    * La creazione fornisce al Cristo Uomo-Dio pane e vino perché nella potenza dello Spirito egli li trasformi nel suo corpo e nel suo sangue. L’uomo ne mangia. L’uno e l’altro sono assimilati al Corpo del Cristo risorto. Egli può dire: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue… Costoro, che hanno mangiato di me, sono mio corpo.”

    Posted by attilio @ 13:47

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