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Li farà mettere a tavola e passerà a servirli
Luca 12,35ss.
L’indicazione al versetto 35 del cap.12 di Luca è: “Siano i vostri fianchi cinti e le lampade accese”. Questa espressione la ritroviamo nelle indicazioni che Mosè dà per la prima Pasqua: “Ecco in quale modo mangerete, con i fianchi cinti, pronti per la partenza, e i sandali ai piedi, il bastone in mano. Lo mangerete in fretta. E’ la Pasqua del Signore”. Cosa significa “cingere i fianchi”? A quell’epoca l’indumento degli uomini era una lunga tunica, ma quando si doveva lavorare o quando si doveva partire per un viaggio, questa tunica era di impaccio, arrivava infatti fino ai piedi, allora cosa si faceva? Si prendeva il lembo della tunica, la si raccoglieva e la si metteva nella cinta ai fianchi, di modo che ci fosse più agilità di movimento. Per cui “cingere i fianchi” indica un atteggiamento di servizio – erano i servi che avevano i fianchi cinti per essere sempre pronti al servizio – e di cammino verso una meta.
La caratteristica che allora Gesù chiede ai discepoli è di avere un atteggiamento abituale di servizio, e di prontezza nel mettersi in cammino dietro di lui verso la pienezza della liberazione.
Servire significa nutrire, rafforzare, comunicare vita: e questa è un’immagine dell’eucaristia, bellissima, che abbiamo nel vangelo di Luca, confermata dalle parole di Gesù, durante l’ultima cena.
Abbiamo poi l’immagine delle lampade accese. Perché queste lampade accese? Anche questa è un’indicazione che troviamo nel libro dell’Esodo. Si richiedeva che nella tenda dove si pensava ci fosse la presenza del Signore, ci fosse sempre una lampada accesa[1]. Ebbene con questo invito l’evangelista ci sta dicendo che la comunità di Gesù è il nuovo santuario dove si manifesta e si irradia la presenza e l’amore del Signore.
Continua Gesù “E voi siate simili ad uomini che attendono il loro signore quando torna dalle nozze in modo che, arrivando e bussando, subito gli aprano”. Gesù si paragona ad una sposo di ritorno dalle nozze. Nella tradizione dell’Antico Testamento è consuetudine presentare il Signore come sposo del suo popolo. Perché “il signore” deve bussare? Se è il padrone di casa avrà ben le chiavi! Ebbene Gesù non impone mai la sua presenza, ma sempre la propone; lui non obbliga, ma si offre. C’è un richiamo di questo nell’Apocalisse, al capitolo 3: “Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. Anche qui ritroviamo un’immagine eucaristica.
“Beati quei servi che troverà vigilanti – cioè svegli in atteggiamento di servizio – vi assicuro”, e qui c’è la sorpresa. Immaginiamo questa immagine di un padrone che arriva a casa sua a tarda notte, bussa, trova i servi ancora svegli che gli aprono, cosa fa? E’ normale, non si farà servire dai servi? Invece c’è un capovolgimento, un sovvertimento dei valori: “Vi assicuro che si cingerà” esattamente come si erano cinti i servi e il padrone – Gesù – lui si cingerà i fianchi per servire i servi. Il distintivo di Gesù non sono i paramenti sacri, non sono emblemi o segnali di gradi religiosi; il distintivo di Gesù, l’unico distintivo che Gesù mai si toglie, è il grembiule del servizio.
Continua: “Vi assicuro che si cingerà, li farà giacere”, a tavola, ecco l’immagine dell’eucaristia, “e, passando, li servirà”. E’ clamoroso quello che Gesù sta dicendo, è completamente nuovo. Chi si poteva sdraiare durante la cena o durante il pranzo? Soltanto i signori. Ovvero quelli che avevano dei servi che li servivano. Da sempre si pensava che i servi dovessero servire il loro padrone, e questo veniva applicato anche alla liturgia. La liturgia era un servizio di lode, un sacrificio, che gli uomini rendevano a Dio. Ma qui è tutto il contrario. Nell’eucaristia il Signore fa giacere i suoi discepoli, ed è lui che si fa servo degli uomini perché gli uomini si sentano signori.
Ed essere signori significa essere pienamente liberi; c’è un dono prezioso che Dio ci dà e ci offre, un dono che, una volta conquistato non può essere tolto: è la libertà. Nell’eucaristia il Signore ci fa sentire dei signori perché passa lui a servire i suoi.
Perché questo? Perché servire gli altri stanca, servire gli altri significa consumare energie, servire gli altri significa dissipare le forze. Allora c’è un momento in cui la comunità viene fatta riposare ed è il Signore che passa servendo, ovvero comunicando la sua stessa energia, in un crescendo senza fine. Più noi serviamo gli altri e più dobbiamo permettere al Signore di comunicarci la sua energia d’amore.
Ma i discepoli questo non lo capiscono (cfr Gv 13), ci vorrà tempo, infatti litigheranno tra di loro per sapere chi è il più importante. Ebbene Gesù li richiama e dice “Io sono in mezzo a voi come colui che serve”.
E, Gesù continua “E se nella seconda e nella terza vigilia troverà i suoi servi ancora svegli, beati loro”. Il servizio di Gesù consente ai discepoli di essere continuamente in una disposizione di servizio. L’eucaristia è ciò che assicura – potremmo dire in un linguaggio attuale – la ricarica di energie da parte di Gesù per poi essere di nuovo capaci di trasmettere agli altri amore.
In altre parole: nell’eucaristia Gesù si fa pane perché quanti lo accolgono siano poi capaci di farsi pane per gli altri.
(sintesi di una conferenza di p. A.Maggi)
[1] Da qui l’uso nelle chiese cattoliche della lampada accesa posta accanto al tabernacolo dove viene conservata l’eucarestia.