• 15 Mar

    SIGNORE MIO E DIO  MIO
    Lectio di Gv 20,19-31

                               

                        

    Se al mattino il sepolcro vuoto dominava il racconto, alla sera lo domina la presenza di Gesù in mezzo ai suoi discepoli. Ma la ripresa delle relazioni é solo un primo passo.  Il seguente è l´invio dei discepoli.  Il terzo passo è il dono dello Spirito. L´ultimo passo è il potere di perdonare i peccati.  A partire dal v. 24 il racconto continua con il racconto di Tommaso, “uno dei dodici”.

    Apparizione agli apostoli e presentazione delle piaghe

    19.La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

    Il luogo è uno spazio chiuso per la paura. Gesù si fa presente in quello spazio, e la sua presenza comunica pace e infonde gioia. Al posto della paura, la pace. Il saluto pasquale produce la trasformazione, l´identificazione grazie alle ferite allontana il dubbio e il turbamento. La scena racchiude l´abbozzo di una celebrazione domenicale: il giorno del Risorto, la presenza di Gesù nella comunità, la riconciliazione per il perdono dei peccati, la memoria della passione, il dono dello Spirito. È la Pasqua settimanale.

    Il dono dello Spirito per la missione 

    21. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22.Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

    Per la seconda volta offre la pace. E con essa la missione. Non si tratta di una missione nuova, ma della stessa missione di Gesù, che si estende a tutti quelli che sono i suoi discepoli: essere testimoni dell´amore del Padre. Per realizzare questo compito ricevono la forza dello Spirito.

    Così come nella creazione dell´uomo, Dio gli trasmise la vita, così anche l´alito di Gesù comunica la vita alla nuova creazione.

    Cristo, che morì per togliere il peccato del mondo, già risuscitato, lascia ai suoi il potere di perdonare.

    In questo modo, il Signore non istituisce solo un sacramento; condivide il suo trionfo sul male e sul peccato. Dopo la risurrezione è possibile credere nel perdono perché il potere delle tenebre non è più il dominatore assoluto del mondo. Il risorto è il Signore, perché ha vinto la morte. Credere questo e lavorare di conseguenza è essere cristiano. Di lì che il perdono dei peccati sia per i discepoli di Cristo la ricchezza più grande della Chiesa. La capacità di perdonare è l´immagine più vera del Padre e la forza che permette di risolvere le grandi tensioni dell´umanità. Chi non sa perdonare, non sa amare. Nella riconciliazione si mostra l´amore più autentico.

    I dubbi di Tommaso

    24. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. 25. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».26. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c´era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».

    Tommaso, uno dei protagonisti del quarto vangelo, mostra il suo carattere dubbioso e facile allo sconforto. Si era dato una certa importanza invitando i compagni a morire con il Maestro (11,16), non sapeva dove andasse Gesù (14,5) e adesso rifiuta l´omaggio della sua fede nella risurrezione affermata dagli apostoli. Abbiamo visto il Signore! All´inizio del vangelo (Gv 1,41.45), Andrea, Giovanni e Filippo, quando incontrarono il messia, corsero ad annunciarlo ad altri. Adesso l´annuncio è ufficiale da parte dei testimoni oculari. Ma Tommaso non riesce a credere attraverso a dei testimoni. Vuole fare la  sua esperienza. Il vangelo è cosciente della difficoltà di qualunque persona per  aderire al Kerygma. Tommaso è disposto a  credere, ma vuole  risolvere personalmente  ogni dubbio. Gesù non vede in lui uno scettico  indifferente, ma un uomo alla ricerca della verità e  gli offre piena  soddisfazione.

    Gesù e Tommaso, otto giorni dopo

    27. Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere più incredulo, ma credente!». 28. Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29. Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

    Gesù ripete le parole di Tommaso, entra in dialogo con lui, comprende i suoi dubbi e lo vuole aiutare. Gesù sa che Tommaso lo ama ed ha compassione per lui, perché non gode ancora della pace, che viene dalla fede. Lo aiuta a progredire nella fede. Signore mio e Dio mio! E´ la professione di fede nel Risuscitato e nella sua divinità come è proclamata anche all´inizio del vangelo di Giovanni (1,1) È la professione di fede pasquale nella divinità di Gesù, la più chiara e diretta. Gesù non corregge le parole di Tommaso, come aveva corretto quelle dei Giudei che lo accusavano di voler essere “uguale a Dio” (Gv 5,18ss), approvando così il riconoscimento della sua divinità. “Perché mi hai visto hai creduto? Beati quelli che credono senza aver visto”. Da un lato Giovanni pone in chiaro che aver convissuto fisicamente con Gesù non è criterio sufficiente per conoscerlo in profondità. D´altra parte, anticipa che questa conoscenza di Gesù si può dare anche in coloro che non hanno convissuto fisicamente con Lui. Si tratta di una realtà sentita intensamente nelle prime comunità cristiane. Questo testo ci offre la grande gioia di sapere che, oggi, possiamo cononoscere Gesù perfino meglio di quelli che vissero con Lui. Ci troviamo realmente nel tempo pasquale.

    Finalità del Vangelo di Giovanni

    30. Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù é il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

    Con queste parole terminava il quarto vangelo. La sua finalità non era quella di scrivere la vita completa di Gesù, ma di dimostrare che Gesù era il Messia, il Figlio di Dio. Credendo in Lui abbiamo la vita eterna. L´autore dà così conto della doppia finalità del suo scritto. La frase “perché crediate” non è diretta ai non credenti, per cercare di convertirli, ma ai credenti, per rafforzare la fede che già hanno. La finalità che riguarda Cristo si completa con l´altra che riguarda la salvezza: “perché abbiate la vita”. Il quarto Vangelo è essenzialmente un messaggio di salvezza, con l´annunzio esplicito di Cristo, come vero Salvatore. L´autore sa che questa non è una realtà assolutamente evidente. Per questo, forse, nel suo vangelo, non parla di miracoli, ma di segni. Il segno bisogna saperlo scoprire. Credere in Gesù non è un processo facile, perché esige sempre un rinnovamento nel modo di pensare e di agire da parte di colui, che si dice credente.

    Alcune domande

    – E´ possibile che qualcuno si professi cristiano, ma non creda nella Risurrezione di    Gesù? È  così importante credere in essa? – Che cosa cambierebbe se solo ci fermassimo agli insegnamenti e alla   testimonianza di vita di Gesù?
    – Che significato ha per me il dono dello Spirito per la missione?
    – Come continua, dopo la Risurrezione, la missione di Gesù nel mondo?

    Posted by attilio @ 11:40

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