Signore, insegnaci a perdonare
d p. Attilio F. Fabris
Il Padre nostro con la sua richiesta di perdono dei nostri debiti diviene una scuola di misericordia; lì sono invitato a prendere coscienza del mio peccato e del mio bisogno di perdono. Un dono questo che si salda strettamente con l’ingiunzione di perdonare ai nostri debitori. “Va’, e anche tu fa lo stesso” (Lc 10,37).
Quali caratteristiche ha il perdono, la misericordia, del Padre? Esso non è né uno sconto, né un condono. Non è un lasciar perdere, un far finta di niente. Non è neppure un perdono gratificante concesso ad un bambino viziato.
Dio prende sul serio il mio peccato. Realtà talmente tragica da dover esigere il sacrificio del Figlio prediletto. Il perdono del Padre che passa attraverso la croce del figlio fa sì che ci sia dato un cuore nuovo dall’effusione fatta dello Spirito. Un cuore a misura del suo stesso cuore; e quindi capace di perdonare come ne è capace lui.
Ci trasforma così in strumenti di misericordia e riconciliazione. Perdonare è quindi dono di Dio, e chi perdona fa esperienza dell’amore del Padre, nella misura in cui il suo perdono si rapporta a quello divino.
PERDONO CREATORE
Il perdono del Padre ci precede sempre, è perfettamente gratuito. Ancora: esso possiede una infinita capacità creativa, capace di rigenerare alla vita. Il perdono è gesto gratuito, non legato alla richiesta dell’altro e neppure al suo pentimento. Non ci si interroga su chi deve fare “il primo passo”, non sta ad analizzare se vi siano segni o no di pentimento, non pone condizioni del tipo “Ti perdono se…”
Il perdono è gesto umile. Esso non umilia mai. Vorremmo vedere l’altro battersi il petto riconoscendo il proprio peccato, e noi prenderemmo l’occasione per far pesare ancor più la sua colpa. Il perdono che procede dalla misericordia divina non ha queste caratteristiche, esso passa accanto all’altro con mitezza e discrezione
Il perdono più che un atto è un atteggiamento di vita: E’ un modo di porsi di fronte all’altro e alla sua debolezza. E’ più uno stile di vita, uno sguardo di magnanimità e comprensione, incapace di scandalizzarsi della miseria dell’altro.
Il perdono autentico è sincero; ovvero dice una volontà reale di accoglienza e comunione. Un desiderio di ricostruire ciò che è stato infranto. Che sia sincero non significa che non sia sofferto e faticoso.
Non mette perciò in conto il passato poiché è rivolto maggiormente al futuro nuovo. Il perdono è ancora un messaggio di stima e di fiducia, un dire all’altro la sua bontà oggettiva che mai può venir meno. Perdonare vuol dire perciò entrare nella convinzione che il fratello sia sempre migliore di quel che appare. Perdonare allora non è passar sopra, un far finta di niente. Al contrario è forza che provoca la scoperta e la rivelazione della propria identità.
PERDONO REDENTORE
Confessare il nostro peccato e riceverne il perdono genera in noi una disposizione alla misericordia. Si tratta di una misericordia concessa in maniera sovrabbondante, non si accontenta del concedere il minimo per ristabilire la relazione. E’ disponibile ad andare al di là, capace di perdonare settanta volte sette senza paura di passare per eroi o per fessi.
Si tratta di una misericordia che è amore che va al di là della “giustizia”. Un perdono concesso senza amore non è un vero perdono. Non c’è più solo la motivazione dell’utilità o dell’importanza del rapporto, ma quella più nobile e vera del sentirsi responsabili dell’altro. Per perdonare, occorre ricordarlo, non occorre essere in due.
Un perdono gratuito sembra un atto ingenuo. Paolo VI quando si inginocchiò di fronte agli “uomini” delle brigate rosse sembrò compiere un atto patetico ed inutile visto poi il triste epilogo della vicenda. Ma fu un gesto profetico, come quello di Giovanni Paolo II quando andò a visitare il suo attentatore in carcere. Sono gesti profetici capaci di seminare nei solchi della nostra storia dei semi diversi da quelli della violenza e della legge del taglione. Sono semi del regno di Dio.
PERDONARE DA PECCATORI
C’è ancora un aspetto da sottolineare. Quando perdoniamo lo facciamo sempre da peccatori, mai da giusti. Non dobbiamo avere vuoti di memoria quando perdoniamo agli altri. Non dobbiamo porci ad un livello superiore sentendoci sempre più… giusti!
Noi perdoniamo da peccatori riconoscendo che il perdono è più da condividere che da concedere: è attingere da un dono che proviene dall’Alto. Comprendiamo a questo punto che il perdono non solo da dare ma anche da chiedere. Onestà e trasparenza verso noi stessi.