ANCHE A TE UNA SPADA TRAFIGGERA’ L’ANIMA
Lc 2,22-32
di p. Attilio Franco Fabris
Quaranta giorni dopo la nascita Maria e Giuseppe presentano Gesù al tempio.
Il rito è semplicissimo e Luca vi dedica solo un versetto al posto dei venti dedicati a quello del Battista.
Il testo può essere diviso in tre parti:
1. Rito, citazione della Legge (vv 21-24)
2. Simeone e il suo duplice oracolo (vv 25-35)
3. Anna profetessa (vv 36-38).
Fusione di due riti
Secondo il libro del Levitico quaranta giorni dopo la nascita deve aver luogo il rito della purificazione della madre (cfr. Lv 12,6-8). Tuttavia Luca si riferisce pure ad un altro rito, il rito del riscatto del primogenito che affonda le sue radici già nell’esodo. In questo caso è il padre che deve osservare il precetto (cfr. Es 13,1-2).
Il nostro evangelista opera così una fusione dei due riti: Quando venne il tempo della loro purificazione, secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore (2,22).
Interessante notare come venga offerta una coppia di colombe; era questa l’offerta dei poveri.
¤ Nel brano evangelico tuttavia l’accento non è posto sui riti in quanto tali, quanto piuttosto sulla presentazione al Tempio di Gesù stesso. Da notare che presentare può avere anche il significato di offrire in sacrificio. In tale prospettiva la presentazione è prefigurazione di quella donazione totale di Gesù al Padre che si compirà sulla croce. E Maria si unisce a questo sacrificio di offerta al Padre.
¤ In controluce scopriamo nel brano il riferimento, tipico in Luca, alla vicenda del grande profeta Samuele. Anch’egli fu “presentato” dalla madre Anna al tempio di Silo per essere offerto a JHWH (cfr. 1 Sam 1,22-28).
L’episodio del ritrovamento di Gesù nel Tempio metterà successivamente in luce che Gesù, come Samuele, è votato interamente al “Padre suo”.
¤ Luca suggerisce pure un altro tema di grande respiro biblico: egli vede nella presentazione di Gesù il concretizzarsi di quell’ingresso di JHWH nel suo Tempio già preannunciato dalla predicazione profetica: … entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate, l’angelo dell’alleanza che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti (Ml 3,1).
Un duplice oracolo
Nella seconda parte del brano entra in scena la veneranda figura di Simeone. E’ orami molto vecchio ed è un testimone di quell’attesa fiduciosa che alimentava la fede di Israele.
Egli attendeva la consolazione ovvero l’adempimento delle promesse, l’inaugurazione dei tempi messianici.
Come già Elisabetta, con la grazia dello Spirito Santo che lo riempie, riconosce nel Figlio di Maria l’Atteso: il Messia sospirato.
¤ La rivelazione ora non avviene nella grotta o in una casa, ma nel tempio, nel luogo centrale della fede di Israele e della presenza di Dio. I destinatari sono ancora gli anawim, i poveri del signore che attendevano nella preghiera e nel digiuno il compiersi della promessa.
¤ Simeone può dunque ora benedire Dio pronunciando parole colme di gioia, riconoscenza e abbandono: Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace… i miei occhi hanno visto la tua salvezza (vv 29-32).
¤ Simeone pronunzia un duplice oracolo: uno su Gesù e uno su sua madre.
Anzitutto in quell’inerme bambino Simeone vede la rovina e la risurrezione di molti in Israele (v. 33). La prima profezia è un oracolo di “divisione” perché l’avvento di Gesù opera un discernimento nella storia divenendo segno di contraddizione.
¤ Ma veniamo al secondo oracolo, quello su Maria.
La contraddizione unirà la madre al Figlio nel medesimo destino: anche a te…
La tradizione ha letto in molti modi questo passo evangelico; ad esempio come un annuncio di morte violenta, di sofferenza. Origene vede in quella spada trafiggente il dubbio, altri la lotta contro l’ “antico serpente”. In ogni caso è un testo che sta alla base della devozione a Maria Addolorata trafitta dal dolore sotto la croce del Figlio suo: Stabat Mater dolorosa juxta crucem lacrimosa… Cuius animam gementem contristatam et dolentem pertransivit gladius.
Maria: la Figlia trafitta di Sion
Il secondo oracolo riecheggia il “canto della spada” di Ez. 14,17: Se io mandassi la spada contro quel paese e dicessi: Spada percorri quel paese…
La madre del messia è la prima ad essere colpita. Ella è nel cuore della battaglia pro o contro Gesù. E’ la “Figlia di Sion” divisa, lacerata nel più profondo (cfr. Is 8,14; 28,16; Lc 20,17).
Ella si situa al centro della divisione dei cuori. La spada annunziata da Cristo trafiggerà anzitutto lei come madre e come discepola.
La ferita nel cuore di Maria produce una nascita nuova: Maria è la madre del nuovo Israele nato da quella contraddizione che è la croce (Cfr. Gv 19,26). Madre della Chiesa ella è madre nella fede, mediante la sua sofferenza causata dal suo amore per il Figlio.
Deve “perdere il Figlio per ritrovarlo”.
La Legge della spada di cristo è la legge del perdere per trovare, del distacco che lentamente Gesù insegnerà a sua madre (cfr. 2,33.34; 2,50; 18,34; Mc 3,21.31.35; Gv 2,4).
Proprio grazie a questo pellegrinaggio nella fede, messa alla prova Maria diviene figura della Chiesa.
Ella è modello di ogni discepolo di Gesù, in quanto la contraddizione che ella subì nel suo intimo prefigura il destino di tutti coloro che come Lei accolgono la Parola che è spada a doppio taglio nel loro cuore (cfr. Lc 8,21;21,16).