La benedizione: l’intercessione di Abramo
Gn 18,16-19,29
di p. Attilio franco Fabris
Il racconto dell’incontro di Abramo con i tre ospiti prende inaspettatamente una nuova piega, incentrandosi non più sul tema della discendenza, ma su quello della benedizione.
E’ una pagina di grande bellezza, pregna di teologia espressa in forma drammatica.
Abramo accompagna i visitatori: v.16
Abramo, da buon ospite e secondo l’uso orientale, accompagna i tre viaggiatori per un tratto di strada. Essi si dirigono verso un punto da cui contemplare dall’alto la città di Sodoma dove Lot si era stabilito dopo la separazione da Abramo.
Una rivelazione ad Abramo: vv.17-21
Il testo inizia con una riflessione che il Signore fa tra se: «Forse io celerò ad Abramo quello che sto per fare?». E’ come se Dio dicesse tra sé: “E’ tempo che Abramo prenda consapevolezza del suo diritto dovere di svolgere il suo ruolo profetico”. In quanto profeta egli è ammesso al consiglio divino[1] chiamato ad intercedere per il suo popolo.[2]
Si ripete la relazione tra Dio e Noè (cfr. Gn 6,5-13), ma con una differenza notevole. Lì Jhwh rivelò il suo progetto a Noè perché l’uomo giusto potesse essere salvato; qui la situazione è diversa: può il Signore nascondere quello che sta per fare «mentre Abramo diventerà certamente una nazione grande e potente, e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra»?. Ovvero: Dio intende rivelare il suo progetto ad Abramo come logica conseguenza delle promesse a lui fatte al momento della sua chiamata. E’ l’«amico di Dio», al quale non si può nascondere nulla.[3]
Abramo è chiamato a svolgere il ruolo di mediatore, al quale Dio attribuisce autorità sulle sue stesse decisioni: non può rifiutare nulla al suo portavoce accreditato.
Ora la gente di Sodoma «era molto cattiva e peccatrice» (cfr 13,13). Il grido della sua malvagità e della sua ingiustizia è giunto al cielo. In che cosa consiste tale grido? Si tratta dell’ingiustizia causata dal venir meno alla legge morale alla quale è obbligata tutta l’umanità.
Proprio per giustizia Dio vuole «scendere a vedere» (cfr Gn 11,7).
C’è poca speranza, pur tuttavia rimane una porta aperta alla speranza: «se proprio hanno fatto il male… oppure no; lo voglio sapere». La possibilità di un no, non è quindi del tutto esclusa.
Abramo solo con Dio: v.22
Nel testo si chiarisce sempre più l’identità dei visitatori.
Giunti al punto panoramico da cui contemplare Sodoma. Due di loro vi si avviano.
Qui il testo si può leggere in due modi: “Abramo stava davanti a Jhwh”; ovvero egli si accinge a interpellare il Signore; oppure: “Il Signore stava davanti ad Abramo”: ovvero Jhwh si sente in dovere di giustificare ad Abramo la sua decisione. E’ quasi come se Jhwh desiderasse essere interrogato, sta in silenzio in attesa di udire una parola di Abramo. Che il Signore desideri cedere, essere vinto dalla mediazione di Abramo? Vuole esercitare la sua sedaqah attraverso la misericordia invocata dal mediatore Abramo. Egli fece già da mediatore mettendosi in combattimento, ora svolge questo stesso compito attraverso la preghiera.
Abramo si appresta a svolgere il suo compito: “si avvicinò e disse”: è il primo uomo nella Bibbia a prendere l’iniziativa di un dialogo con Dio. Da buon mercante sa come trattare il suo visitatore.
Non potrebbe Dio perdonare a tutti proprio in base ai giusti che lì si troveranno? Sono gli empi o i giusti che determinano il futuro e l’operato di Dio? Dio vuole punire o salvare? Infatti per la cultura antica tutti sono responsabili di tutto. La colpa di una è la colpa di tutti. Sempre il singolo è coinvolto totalmente nel destino sociale.
Egli per ben sei volte si appella a Jhwh, il quale puntualmente gli risponde affermativamente. La triplice preghiera ripetitiva è frequente, ma qui il numero è “scandalosamente” raddoppiato. Abramo oserà diminuire di volta in volta il numero di giusti.
Abramo qui tenta, in base proprio alla legge della solidarietà, di applicare la giustizia di alcuni a tutti gli altri. Accetterà il Signore questa inversione di ottica?
Sembra proprio che il Signore spinga Abramo a cercare un nuovo concetto di giustizia: non quella giustizia che vuol dare a ciascuno il suo mette da una parte i peccatori e i giusti dall’altra, ma una giustizia che cerca di salvare tutti, e per questo si serve dei giusti e fa leva su di loro.
La risposta di Dio è condizionata: “Se io trovo…”.
Abramo riesce a scendere al numero di dieci. Perché a questo numero si fermi resta un mistero. Jhwh infatti non lo ha rimproverato né ha rifiutato le proposte. Che Abramo pensi che dieci siano il numero minimo su cui affidare la salvezza? Dieci è infatti il numero minimo per costituire un gruppo sociale.
Geremia e Ezechiele diranno in seguito che basterà un solo giusto per salvare tutti [4].
“Qui abbiamo la base di quella teologia che emergerà poi in tutta la sua potenza in Isaia 53[5]: per un solo giusto Dio salverà tutto il popolo.
Quindi Abramo lotta per una nuova conoscenza di Dio, del Dio della salvezza, cioè di quel Dio che vuole totalmente salvare, che per uno è disposto a perdonare a tutti, e si fa quell’uomo per perdonare tutti” (C.M. Martini).
Sodoma nel disegno biblico non è più considerata come una città estranea al popolo dell’alleanza, quasi che Sodoma possa perire purché Israele si salvi.
La visita a Lot: 19,1-3
Il testo ora si incentra sulla figura di Lot.
Il ciclo di Abramo ama mettere a raffronto questi due personaggi nella stessa situazione. Anche Lot ottiene il privilegio di una visita da parte di Dio.
Perché questo privilegio? Perché è giusto o in virtù delle promesse di Abramo?
La grande differenza tra le due visite è che Abramo riceve un annuncio di vita, mentre Lot uno di morte.
La protezione degli ospiti: vv.4-11
“Tutto il popolo” si raduna davanti alla casa di Lot. Dunque non vi si trovano neppure dieci giusti! Essi avanzano pretese di carattere sessuale nei confronti degli ospiti.
Lot rifiuta categoricamente di far uscire i suoi ospiti. “Esce” lui stesso per affrontare quella folla ostile. Ha l’accortezza di chiudere la porta dietro di sé. Lot avanza una soluzione: offre loro le due figlie “che non hanno ancora conosciuto uomo”. Questa alternativa ci sbalordisce. Abramo per salvarsi non disdegna di sacrificare la moglie. Lot che non deve salvare se stesso ma gli ospiti non esita a sacrificare le figlie. Realmente le donne non hanno qui nessun valore peso. Ma nessuna usanza può giustificare questa proposta, nemmeno i doveri dell’ospitalità. Quante volte la coscienza si trova a dover scegliere tra due mali!
Come interpretare il gesto di Lot? E le figlie come reagiranno nei confronti di quest’abuso da parte del padre?
La folla rifiuta l’offerta, e a lui che li chiama “fratelli” risponde con l’appellativo di “straniero”. Lot invoca di “non fare alcun male”, la risposta è che a lui “faranno di peggio”.
Non hanno coscienza che così facendo allontanano da sé l’unica possibilità di salvezza. La folla si scaglia contro Lot ma gli ospiti gli vengono in aiuto: “dall’interno gli uomini sporsero le mani, trassero in casa Lot” e “chiusero il battente”. Vi è un forte richiamo all’arca dove si rinchiude Noè e tutta la sua famiglia. (Gn 7,16).
La folla è colpita da “cecità”.
La passione non induce forse ad una sorta di cecità? Non ottenebra lo sguardo per cui l’uomo diviene capace di tutto, in preda al dominio dell’istinto?
L’ordine di lasciare Sodoma: vv.12-17
I messaggeri rivolgono a Lot un ordine: quello di uscire non solo dalla casa, ma dalla stessa città.: “Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli e le tue figlie e tutti quelli che hai in città, falli uscire da questo luogo”. Lot coraggiosamente esce per avvisare i futuri generi fidanzati alle figlie. Essi ricevono una possibilità di salvezza attraverso Lot e quindi per la mediazione di Abramo.
Il tragico è che ai generi “parve ch’egli scherzasse”. Essi ridono (sahaq) di Lot. Ridono della loro morte.
Gli angeli “fanno premura a Lot”. Probabilmente anch’egli tentenna: “indugiava”. E’ faticoso staccarsi dal proprio ambiente, dalle proprie cose: vi si vorrebbe rimanere attaccati per sempre, rappresentano sicurezza, quando in realtà non lo sono e rischiano di divenire “fossa di morte”. Lasciare è morire! Lot è invitato ad “uscire”, a fare una “pasqua” incontro alla salvezza sperimentando la promessa di Dio fatta ad Abramo.
I due angeli prendono per mano Lot e la sua famiglia e li trascinano fuori “per un atto di misericordia del Signore verso di lui”.
Rivolgono dunque quattro ordini precisi: “Fuggi!”, “Non guardare indietro!”, “Non fermarti”, “Vai verso la montagna”. Il verbo fuggire e ripreso ben cinque volte.[6]
L’obiezione e la preghiera di Lot: vv. 18-22
Lot domanda di potersi rifugiare nella città di Zoar: “Lascia che io fugga colà – non è una piccolezza? – e così la mia vita sia salva”. Lot chiede che sia risparmiata quella città, assumendo un ruolo simile a quello di Abramo. Questa preghiera cambia la decisione divina. Ma Lot deve agire in fretta “perché io non posso far nulla finché tu non sia arrivato”.
La distruzione di Sodoma: vv. 23-26
Il testo narra con rapidità gli avvenimenti. La distruzione non è più operata dall’acqua bensì dal fuoco. “Distrusse… tutta la valle… tutti gli abitanti… e la vegetazione”. Tutta la regione diviene un deserto.
E’ la moglie di Lot che si attarda, essa “guardò indietro” contravvenendo all’ordine. Si lascia sfuggire la possibilità di salvarsi. Volgersi indietro nel linguaggio biblico sta ad indicare rimpianto, nostalgia, volersi trattenere.[7]
Abramo testimone: vv. 27-28
Abramo si reca di buon mattino allo stesso luogo “per contemplare dall’alto la città di Sodoma”.
Il suo intervento sarà servito a qualcosa?
La sua speranza è subito infranta: sotto il suo sguardo solo distruzione.
Il contrasto è violento: quello che un tempo era un paradiso, ora è tutto un vero deserto di cenere, fuoco e zolfo.[8]
Nel suo cuore quante domande riguardo a Lot e alla sua famiglia. Quali sentimenti lo attraversano? (“Ben gli sta!”?). E nei confronti di Dio che pensa?
Conclusione: v. 29
Perché Lot è stato risparmiato? Dio si è ricordato di lui perché ricorda il suo patto con Abramo.
La sua intercessione non è stata completamente inutile. A suo modo Lot ha saputo essere giusto (v. 9).
Allora perché il giusto Lot non ha saputo salvare la città? Se Dio si fosse accontentato di un solo giusto ciò non sarebbe bastato. Ma gli abitanti di Sodoma lo hanno estromesso da loro definendolo uno “straniero”. Nessun abitante di Sodoma era allora effettivamente giusto.
[1] Amos 3:7 In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo consiglio ai suoi servitori, i profeti. Geremia 23:18 Ma chi ha assistito al consiglio del Signore, chi l’ha visto e ha udito la sua parola? Chi ha ascoltato la sua parola e vi ha obbedito?
[2] Amos 7:1-6 Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: egli formava uno sciame di cavallette quando cominciava a germogliare la seconda erba, quella che spunta dopo la falciatura del re. Quando quelle stavano per finire di divorare l’erba della regione, io dissi: «Signore Dio, perdona, come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo». Il Signore si impietosì: «Questo non avverrà», disse il Signore. Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore Dio chiamava per il castigo il fuoco che consumava il grande abisso e divorava la campagna. Io dissi: «Signore Dio, desisti! Come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo». Il Signore se ne pentì: «Neanche questo avverrà», disse il Signore.
[3] Giovanni 15:15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.
[4] Ezechiele 22:30 Io ho cercato fra loro un uomo che costruisse un muro e si ergesse sulla breccia di fronte a me, per difendere il paese perché io non lo devastassi, ma non l’ho trovato.
Geremia 5:1 Percorrete le vie di Gerusalemme, osservate bene e informatevi, cercate nelle sue piazze se trovate un uomo, uno solo che agisca giustamente e cerchi di mantenersi fedele, e io le perdonerò, dice il Signore.
[5] Isaia 53:11 il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.
[6] Sapienza 10:6-8 E mentre perivano gli empi, salvò un giusto, che fuggiva il fuoco caduto sulle cinque città. Quale testimonianza di quella gente malvagia esiste ancora una terra desolata, fumante insieme con alberi che producono frutti immaturi e a memoria di un’anima incredula, s’innalza una colonna di sale. Allontanandosi dalla sapienza, non solo ebbero il danno di non conoscere il bene, ma lasciarono anche ai viventi un ricordo di insipienza, perché le loro colpe non rimanessero occulte.
2Pietro 2:6-9 condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente. Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati. Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta per tali ignominie.Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio,
[7] Luca 9:62 Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Luca 17:31-33 In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà.
[8] Luca 17:28-29 Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti.