• 12 Feb

    le preparazioni

    5. SACRAMENTO DELLA CREAZIONE


    Per tornare al sacramento dell’eucaristia, se vogliamo, al di là dei simboli, coglierne la smisurata portata, dobbiamo risalire i tempi, oltre Gesù Cristo, fino all’inizio del tempo, “in principio”, alla creazione.


    Egli è prima di tutte le cose

    La salvezza dell’uomo è legata alle alleanze d’amore che Dio non cessa di cercare, di moltiplicare con lui.

    E questo a partire dalla creazione, che è la prima “grazia”, la prima alleanza, il primo “sacramento” dell’incontro col Padre.

    La realtà di Dio è di essere amore.  La realtà della creazione è di essere il suo primo gesto d’amore per noi.  Un gesto sconfinato come l’universo.

    Un gesto permanente, di ogni istante, perché la creazione non è un “anticamente”, ma un “ora”, come una sorgente.  La creazione è il cuore di Dio che non cessa di donarsi.

    Ma può un cuore restare pago di un primo gesto d’amore, fosse anche importante?  E’ forse sufficiente, per essere padre o madre, concepire un figlio?… Resta da “farlo”: metterlo al mondo, nutrirlo, formarlo, liberarlo, “allevarlo”, finché diventi “grande”, come i genitori, al loro livello.

    La creazione è dunque qualcosa che Dio sta “perfezionando”.  E’ qualcosa che, dopo l’inizio, sale verso una maggiore bellezza, verso una maggiore vita, coscienza, umanizzazione, divinizzazione.  “Sale”?  No: è attratta, sollevata verso un polo divino che non è altro che Gesù Cristo “primogenito di ogni creatura: tutto è stato fatto in lui e in vista di lui”.

    Sappiamo che nei cromosomi dell’ovulo umano, fin dal primo giorno della fecondazione, i “geni” sono già presenti e attivi per assicurare la trasmissione dei caratteri ereditari che la crescita metterà in risalto.  Chi fosse in grado di leggere la programmazione prodigiosamente miniaturizzata iscritta nell’embrione microscopico, saprebbe anche subito che cosa sarà quel bambino, eccettuate, è chiaro, le sue libere scelte.  Può conoscere perfino il colore degli occhi e dei capelli!

    Allo stesso modo, fin dalla creazione, una forza vitale chiama e trae l’umanità e il mondo verso la pienezza, che è Dio.  Tale forza è una Persona, il Verbo, il Verbo incarnato: Gesù Cristo nel cuore del mondo per trasformarlo e portarlo fino alla divinizzazioneFin dal “principio”, l’uomo e l’universo sono programmati da Gesù Cristo risorto. Il codice – cioè il senso scritto ma segreto – il codice per un’autentica interpretazione del mondo è, ci dice san Paolo, “Cristo in voi, speranza della gloria” (Col 1,27).

    Il Figlio eterno del Padre è creatore, insieme al Padre e allo Spirito. E’ l’alfa (prima lettera dell’alfabeto greco), il principio del mondo, ma ne è anche l’omega (l’ultima lettera), il compimento.  E il punto di partenza e di arrivo, e tutto ciò che vi è in mezzo.  Infatti, con la sua incarnazione, è entrato nella storia e nella creazione, uomo fra gli uomini, materia in mezzo alla materia, per condurre ogni cosa alla pienezza della vita divina, perché lui solo ne conosce la via.  Egli solo è la via.

    “Egli è generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra…

    Tutte le cose sono state create

    per mezzo di lui e in vista di lui.

    Egli è prima di tutte le cose

    e tutte sussistono in lui.

    Egli è anche il capo del corpo…

    Egli è il principio…

    Perché piacque a Dio di fare abitare in lui

    ogni pienezza (della divinità e dell’universo)”

    (Col 1, 15ss).

    E’ la messa che guida

    Questo sconfinato movimento di divinizzazione è significato e realizzato in maniera particolarmente intensa dall’eucaristia.

    Alla consacrazione il pane e il vino, elementi materiali del mondo, sono mutati in corpo e sangue del Figlio di Dio!  Per la potenza dello Spirito, la creazione è investita dalla luce sovrana del risorto e diventa la pienezza che egli stesso è: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue!”.

    “Essa non è più semplicemente segno di Dio (mostra cioè la sua esistenza per il solo fatto di essere uscita dalle sue mani); non è più solamente portatrice della sua grazia (come gli altri sacramenti).  Essendo transustanziata, essa è vita eterna, il corpo del Figlio di Dio.

    L’eucaristia rivela così il senso ultimo dell’atto creatore di Dio, la vocazione di tutta la creazione.  Questa suprema significazione non consiste nella sua uscita da Dio, nella sua creazione dal nulla (ex nihilo), come se Dio, dopo averla tenuta nelle sue mani, la lanciasse nella cieca danza dei secoli, nel nulla del mondo cosmico che gira in tondo senza mai avanzare.

    Si tratta piuttosto, d’una progressione della materia verso l’uomo, dell’uomo verso Cristo, e di Cristo verso il Padre.

    Tale ritorno della creatura a Dio è significato, in una maniera che supera tutti gli altri sacramenti, dall’eucaristia.  Il momento della consacrazione, quando il pane e il vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo, diventano il corpo di Cristo, compie in un batter d’occhio il cammino dei secoli verso Dio.  Predestinato dal Padre, chiamato all’esistenza nel Figlio, condotto dallo Spirito che muove tutti i figli di Dio, l’uomo – e la creazione ch’egli riassume in sé – torna nel seno del Padre, dove si trova il Figlio e dove regna l’amore dello Spirito.

    La creazione, nata nel cuore di Dio e ora transustanziata nell’eucaristia, ritorna nel cuore di Dio per esservi eternamente lode e gloria della sua grazia” (Ef 1,6)” (Lucien Deiss).

    La transustanziazione realizza nel pane e nel vino la vocazione dell’uomo e la fine dell’universo. Nell’eucaristia avviene per due elementi di questo mondo ciò che deve avvenire per il mondo intero e per l’uomo stesso, quando li si considera alla luce della risurrezione” (Gustave Martelet).

    E’ perciò l’eucaristia che “guida”.  E’ la messa che anticipa la fine dei tempi, realizzando il divenire divino dell’uomo e dell’universo.

    “Pegno della gloria futura” canta dell’eucaristia l’antifona di s. Tommaso.

    L’eucaristia è il grande sacrificio di lode attraverso il quale la chiesa parla a nome dì tutta la creazione.  Infatti il mondo che Dio ha riconciliato con se stesso, è presente a ogni eucaristia: nel pane e nel vino, nella persona dei fedeli e nelle preghiere che offrono per se stessi e per tutti gli uomini.  I fedeli e le loro preghiere, poiché sono uniti nella persona dei Signore e alla sua intercessione, sono trasfigurati e accolti.  Così l’eucaristia rivela al mondo ciò ch’esso deve diventare. (Consiglio ecumenico delle chiese, 1976)

    IL SACRAMENTO DELLA CREAZIONE

    Puoi meditare il testo di Colossesi 1,15-20: il primato di Cristo su tutte le cose. Tutto è stato fatto per mezzo di lui e in vista di lui. L’Eucaristia esprime fin da ora questa certezza.

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    Un pegno di questa speranza e un viatico per il cammino il signore lo ha lasciato ai suoi in quel Sacramento della fede nel quale degli elementi naturali coltivati dall’uomo vengono tramutati nel Corpo e nel Sangue glorioso di Lui, in un banchetto di comunione fraterna che è pregustazione del convito del cielo. Gaudium et Spes, 38

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    Di questa grande speranza, quella dei “nuovi cieli” e della “terra nuova nei quali abiterà la giustizia” (2Pt 3,13), non abbiamo pegno più sicuro, né segno più esplicito dell’Eucaristia. Ogni volta infatti che viene celebrato questo mistero, “si effettua l’opera della nostra redenzione” (LG 3) e noi spezziamo “l’unico pane che è farmaco d’immortalità, antidoto contro la morte, alimento dell’eterna vita in Gesù Cristo” (sant’Ignazio d’Antiochia). Catechismo della Chiesa cattolica, 1405

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    Il mondo è stato creato come un processo di celebrazione, per partecipare della grazia e divenire Eucaristia attraverso l’offerta degli uomini. Ed è proprio ciò che il Cristo, Adamo definitivo, ha realizzato. Con la sua morte e la sua risurrezione, ha fatto passare l’universo nella gloria. Nell’Eucaristia ci viene offerto questo modo  di essere trasfigurato della creazione, affinché anche noi possiamo unirci a quest’opera di risurrezione. “Il pane della comunione” – dirà san Giovanni Damasceno – “non è semplice pane, ma pane unito alla divinità”, non con un nuovo processo di incarnazione, ma mediante l’assimilazione al corpo di Cristo. Il pane e il vino sono trasformati in corpo e sangue di Cristo, e con ciò stesso “pienificati”, trasfigurati secondo la loro destinazione originaria” Olivier Clement

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    Ed è perché noi siamo sue membra e siamo nutriti per mezzo del creato – creato che lui stesso ci dona facendo sorgere il sole e cadere la pioggia – che il calice, tratto dal creato, egli lo ha dichiarato suo proprio sangue, mediante il quale il nostro sangue si fortifica, e il pane, tratto dal creato, egli lo ha proclamato suo proprio corpo, medinte il quale si fortificano i nostri corpi. Sant’Ireneo di Lione

    Posted by attilio @ 17:27

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