• 05 Feb

    IL PADRE NOSTRO NELLA PASSIONE


    Ripercorrendo le pagine dei vangeli e ricercando l’ambito cristologico in cui viene a meglio collocarsi la preghiera e l’interpretazione del Padre Nostro, ci si accorge che questo acquista particolare rilievo nei racconti della Passione.

    Un rilievo talmente evidente, sia nelle perole stesse che nei contenuti,  che addirittura alcuni esegeti suppongono che la stesura della preghiera del Signore sia da collocarsi proprio a partire dai capitoli evangelici dedicati alla Passione.

    Certamente la Passione rappresenta una chiave interpretativa quanto mai autentica per la retta comprensione delle singole richieste contenute nella Preghiera del Padre nostro.

    Possiamo perciò tentare di ripercorrere le sue singole richieste alla luce della Passione.


    1. Padre nostro che sei nei cieli

    Gesù all’inizio della sua Passione si pone in sofferta preghiera nell’orto del Getsemani. La sua orazione inizia con quella parola con cui iniziava ogni sua preghiera: Padre- Abbà!

    (cfr. Mt 26,39; Mc 14,36; Lc 22,42; Gv 12,27). E’ la parola rivelatrice dell’intima, fiduciosa e filiale relazione che Gesù viveva nei confronti di Dio.

    Egli entra nella sua Passione accompagnato dalla certezza che accanto a lui, sofferente con lui, vi è il Padre che da sempre lo ama.

    Una dato significativo è il fatto che la parola “Padre” compare nella prima frase pronunciata da Gesù a dodici anni nel tempio di Gerusalemme (“Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Lc 2,49), e nell’ultima invocazione di Gesù affisso sulla croce (“Padre nelle tue mani affido il mio spirito” Lc 23,46). Tutta l’esistenza di Gesù si pone in riferimento continuo verso Colui che lo ha mandato.

    2. Sia santificato il tuo nome

    Durante la Passione raccontata nel vangelo di Giovanni, Gesù invoca: “Padre glorifica il tuo figlio” (17,1).

    Vi è una relazione molto stretta tra glorificare Dio e santificare il suo Nome, in quanto il Nome indica la persona stessa, si identifica con essa. Glorificare e santificare possono essere intesi come sinonimi.

    Gesù glorifica-santifica il Padre compiendo la missione cui è stato chiamato. E la sua missione trova compimento e pienezza di rivelazione nel mistero pasquale.

    E’ dunque soprattutto in questo evento che il Padre può glorificare-santificare davanti al mondo il suo Nome attraverso il Figlio suo.


    3. Venga il tuo regno

    E’ nella vittoria pasquale che il Padre instaura già nella nostra storia il suo Regno. Le forze del male (il peccato, la morte, Satana) sono già sconfitti sulla croce.

    Per san Giovanni il mondo, nel moneto della Passione, risulta giudicato nel suo peccato che è rifiuto della rivelazione e il “principe di questo mondo” viene estromesso: “Ora c’è il giudizio di questo mondo, ora il principe di questo mondo sarà cacciato fuori” (12,31; cfr. 16,11).

    E Gesù  può così aprire le porte del Regno del Padre al ladro pentito crocifisso con lui (Lc 23,42).

    Il Regno del Padre che Gesù instaura mediante il mistero pasquale passa attraverso lo scandalo della debolezza, dell’impotenza, del suo farsi ultimo e servo di tutti. E’ un regno dai parametri umani di potenza e dominio.

    4. Sia fatta la tua volontà

    Sempre nella preghiera nell’orto del Getsemani Gesù chiede: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Però non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42).

    E’ questo il nucleo della preghiera di Gesù come è il nucleo centrale del Padre nostro.

    Gesù si offre come strumento docile nelle mani del Padre. E’ il fare la sua volontà che diviene il sacrificio unico perfetto e gradito a Dio: “Perciò, entrando nel mondo dice: Non hai voluto sacrificio, né oblazione, ma tu mi hai preparato un corpo. Non hai gradito olocausti, né sacrifici per i peccati. Allora io dissi: ecco vengo, nel rotolo del libro è stato scritto di me, o Dio, per fare la tua volontà” (Ebr 10,5-7).

    5. Dacci oggi il nostro quotidiano

    Il senso dell’aggettivo “quotidiano” è duplice: è il pane “sostanziale” o il “pane di domani”. Potremmo interpretare la richiesta come: dacci il pane del regno che deve venire.

    Spesso nei vangeli il regno è paragonato ad un grande banchetto (cfr. Mt 22,1ss; Lc 16,16).

    Questo pane del regno ci rimanda all’ultima cena, preludio e anticipazione della Passione.

    Gesù dona alla sua comunità l’Eucaristia come pegno del regno dei cieli che si instaura con la sua morte e risurrezione.

    6. Rimetti a noi i nostri debiti,come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

    Due diretti riferimenti alla “remissione dei peccati” li troviamo nei contesti della consacrazione del calice durante l’ultima cena (cfr. Mt 26,28), e nella preghiera di Gesù sulla croce: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).

    Già i profeti avevano annunciato e descritto la nuova alleanza come piena espiazione di tutti i peccati.

    E’ per il sangue di Cristo, agnello pasquale immolato, che il nostro peccato è espiato e perdonato (cfr. Ebr 10,12-18).


    7. E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male

    All’inizio della sua Passione Gesù mette in guardia i discepoli contro la tentazione dello scandalo della fede in lui causata dalla sua Passione e Morte (cfr. Mt 26,31).

    Ancora la scena del Getsemani ci viene presentata come un “entrare nella tentazione” per Gesù stesso e i suoi discepoli (cfr. Mt 26,41; Mc 14,38; Lc 22,40).

    Da questa tentazione solo l’assidua e impetrante preghiera può salvare: “Vegliate e pregate affinché non entriate in tentazione. Sì, lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mt 26,41).

    Posted by attilio @ 11:38

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