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Gen
SIA FATTA LA TUA VOLONTA’
di p. Attilio Franco Fabris
DUE INTERPRETAZIONI
Vi è una prima interpretazione immediata e problematica di questa richiesta.
Essa richiama il concetto di rassegnazione, di passività di fronte a ciò che nella vita vi è di sofferenza inevitabile.
Non siamo lontani dallo stoicismo dei filosofi antichi. Epitteto diceva: “Uniformarsi agli eventi che non dipendono dalla nostra volontà è saggezza”.
Quale lettura dare della frase di Gesù detta nell’orto del Getsemani: Padre non la mia ma la tua volontà sia fatta (Mt 26,42)? O di At 21,14, dove i cristiani di Cesarea si rassegnano al fatto che Paolo salga a Gerusalemme: Sia fatta la volontà del Signore?
Se non bastasse la letteratura apocalittica parla dei libri che si trovano nei cieli in cui tutto ciò che accade è già scritto (Il Cielo farà succedere gli avvenimenti secondo quanto è stabilito lassù (1Macc).
Vi è anche una seconda interpretazione: fare la volontà di Dio consiste nell’obbedire ai suoi comandamenti. Si tratta della nostra sottomissione ad essi. Fare la volontà di Dio in fin dei conti comporta anzitutto un atteggiamento morale.
Ma evidentemente queste due interpretazioni appaiono se non erronee certamente molto limitate.
Prendiamo anzitutto in esame l’etimologia della parola “volontà” – in greco Thelema. Essa è traduzione di due termini ebraici: hapetz – ratzah. Vi è una sorpresa: entrambi le radici non significano “comandare – imporre – ordinare”, ma “compiacersi – provare gioia – desiderare ardentemente”.
Ad esempio: “insegnami Signore a fare la tua volontà” andrebbe tradotto: “insegnami Signore a compiere ciò di cui tu ti compiaci”, “ciò che ti da gioia”, “ciò che desideri ardentemente da me”.
La differenza semantica dunque è notevole. L’aspetto morale passa decisamente in secondo piano (Il re Ciro farà la mia volontà (Is 44,28), non nel senso che obbedirà alla legge ma nel senso che compirà ciò che il Signore desidera). Inoltre non appare il concetto di sottomissione passiva a qualcosa di ineluttabile già deciso per me.
Al primo posto è messo il progetto di Dio, il disegno di salvezza che lui ha per il suo popolo, perché è questo il primo desiderio di JHWH.
QUALE NUOVO(?) SIGNIFICATO?
Se ora applichiamo questa lettura all’espressione che ritroviamo nel Pater – sia fatta la tua volontà
– essa assume una precisa colorazione forse diversa da come l’abbiamo intesa finora.
Anzitutto ci domandiamo:
– in che cosa consiste il progetto di benevolenza di Dio, il suo compiacimento, il suo desiderio ardente?
– come egli intende realizzarlo?
Alla prima domanda si può rispondere con 1Tm 2,4: Dio nostro Salvatore vuole che tutti gli uomini si salvino e che giungano alla conoscenza della verità.
Alla seconda citiamo la Lumen gentium 9:
Piacque a Dio (è sua volontà) di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo… Si scelse quindi il popolo israelita.
Volontà di Dio è la salvezza di tutti, indistintamente (La volontà di Dio non è un valore giuridico, è un influsso di vita che dona l’esistenza e la rinnova quando essa si smarrisce). Lo strumento attraverso il quale farla giungere è la scelta di un popolo: Israele è “servo”, è “luce delle nazioni” (Is 42,6; 49,6). Certo è una scelta che appare assurda al mondo (cf Is 53,2-3.10). Israele è piccolo, povero, perseguitato.
La volontà di Dio di conseguenza sembra così estrosa agli occhi umani: I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sonole mie vie – oracolo del Signore – quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie (Is 55, 8-9). (Cfr 1Cor 1,27.28)
GESU’ PIENO ADEMPIMENTO DELLA VOLONTA’ DEL PADRE
Gesù in tutta la sua esistenza si inserisce in questa “volontà” del Padre: Mio cibo è fare la volontà del Padre.
Gesù è ben cosciente che la sua missione è compiere la volontà del Padre:
Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno (Gv 6,38-39).
Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera (Gv 4,34)
Non cerco la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato (Gv 5,30).
Tutta la sua esistenza ha come punto cardine questo desiderio: l’ultima parola di Gesù è riassuntiva di tutta la sua esperienza di relazione alla volontà del Padre: E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: Tutto è compiuto! E chinato il capo rese lo spirito (Gv 19,30).
Il Catechismo commenta: E’ in Cristo e mediante la sua volontà umana che la Volontà del Padre è stata compiuta perfettamente e una volta per tutte. Gesù entrando nel mondo, ha detto: “Ecco io vengo… per fare, o Dio la tua volontà” (Ebr 10,7; Sal 40,7). Solo Gesù può affermare: “Io faccio sempre le cose che gli sono gradite” (Gv 8,29). Nella preghiera della sua agonia, egli consente totalmente alla Volontà del Padre: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà!” (Lc 22,42). Ecco perché Gesù “ha dato se stesso per i nostri peccati … secondo la volontà di Dio” (Gal 1,4). “E’ appunto per quella Volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del Corpo di gesù Cristo” (Eb 10,10).
LA VOLONTA’ DEL PADRE NEL CRISTIANO
Piena conformità alla volontà del Padre che è salvezza dell’uomo peccatore: “Affinché la libertà dell’uomo peccatore non soccomba alle tenebre, Dio si incarna e scende nella morte, nell’inferno, perché ci sia finalmente un luogo in cui l’uomo possa unirsi alla volontà divina. Questo luogo è Cristo. In Cristo la volontà umana si è dolorosamente e gioiosamente unita a quella del Padre” (O. Clèment).
Fare la volontà del Padre è unire la nostra volontà a quella di Cristo: Noi chiediamo al Padre nostro di unire la nostra volontà a quella del Figlio suo, per compiere la sua volontà, il suo disegno di salvezza per la vita del mondo. Noi siamo radicalmente incapaci di ciò, ma, uniti a gesù e con la potenza del suo Santo Spirito posssiamo consegnare a lui la nostra volontà e decidere di scegliere ciò che sempre ha scelto il Figlio suo: fare ciò che piace al Padre (CCC 2825).
Il cristiano sà che questa richiesta sarà sicuramente esaudita nonostante tutto. Gli errori umani, il peccato, non impediranno la sua realizzazione.
La preghiera in questo senso non cambia Dio, ma colui che prega.
Quando preghiamo chiedendo che si compia la volontà del Padre noi ci disponiamo a renderci aperti con tutte le forze affinché il suo disegno si realizzi per ogni uomo.
Tale preghiera trasforma il nostro cuore.
In colui che prega la volontà del Padre può aprirsi un varco, e solo la preghiera può implorare che sulla terra discenda la Gerusalemme del cielo.
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attilio @
10:42