Quant’è oscuro il mio abisso
Mio Dio, mi hai ferito d’amore
e ancora aperta è la ferita.
Immergimi nei flutti del tuo Vino,
impastami nel Pane della tua mensa.
La fronte che non sa arrossire
sarà sgabello dei tuoi piedi santi.
Il mio cuore batte solo per le cose vane,
vorrei che palpitasse
per le spine del Calvario.
Ecco i miei piedi, viandanti frivoli
che non hanno corso all’appello della Grazia.
Ecco la mia voce, menzognera
e sorda al tuo richiamo per una vita di penitenza.
Ecco i miei occhi, lampade d’errore,
che si sono negati al pianto e alla preghiera.
Dio di tremore e Dio di santità,
quant’è oscuro l’abisso della mia colpa!
Tu, Dio di pace, di gioia e di vita,
io gorgo di paure e di ignoranza.
Tutti tu ci conosci, a uno a uno,
e nessuno, tu lo sai, è più di me bisognoso.
Ma quel che ho, mio Dio, io te lo dono.
Paul Verlaine