• 05 Feb

    di p. Attilio F. Fabris 

      

    Alcune note introduttive

     E’l’ultimo miracolo di guarigione narrato nel vangelo ed è l’unico in tutta la seconda parte del vangelo stesso.
    Da questi dettagli ricaviamo che per Marco la guarigione del cieco viene a rappresentare una sintesi di tutto l’insegnamento della sequela.
    Le parole e i gesti di Bartimeo descrivono il dinamismo della fede: esso parte dall’annuncio e giunge alla decisione di seguire il Maestro a Gerusalemme.
    Per compiere questo itinerario è necessario che gli occhi si aprano al mistero di Cristo e siano aperti soprattutto nel momento in cui Egli sarà innalzato sulla croce. 

    Gesù con i discepoli e la folla

     Stanno uscendo da Gerico: la strada che si apre dinanzi è la lunga salita a Gerusalemme dove Gesù sarà messo a morte.
    Gesù è circondato dai discepoli e da tutta una folla.
    L’esercizio di meditazione sarà quello di immergerci in mezzo a queste persone: quali i sentimenti, le attese, le paure…. 

    Bartimeo

     Il “figlio di Timeo” una sottolineatura che dice probabilmente un personaggio noto nella comunità.
    Di lui si dice che è:
    – cieco: cosa significa? Cosa comporta?
    – ridotto in miseria
    – emarginato a motivo sociale e religioso
    Cosa gli ha dato la vita? Dio “datore di ogni bene”?
    Non ha nulla se non quell’handicap che gli procura la commiserazione dei passanti.
    Si trova a dipendere dalla pietà altrui.
    Come è stata la sua vita: la sua infanzia, la sua adolescenza, la sua maturità…?
    E’ utile cercare di analizzare il rapporto (le risonanze) che si è instaurato:
    – con se stesso
    – con gli altri
    – con Dio 

    Lungo la strada

     È ai bordi della vita, che sente passare accanto a sé, ma da cui sente di essere tagliato fuori. Chi potrà sobbarcarsi della sua vita per aiutarlo a farsi strada nella vita?
    Chi avrà cura di lui? 

    A mendicare

     Quanto è umiliante domandare, stendere la mano per chiedere di poter sopravvivere, quasi che la vita non fosse un diritto.
    Stendere la mano è ammettere la propria  impotenza e insufficienza: accettare che la vita dipenda dal capriccio degli altri.
    E’ una fortissima esperienza di morte che si aggiunge alla cecità che lo priva della gioia della luce.
    Bartimeo è immerso in una grande esperienza di morte e come vi si rapporta?
    L’esercizio sarà immergerci nell’esperienza quotidiana di Bartimeo. 

    Al sentire che passava Gesù

     La folla fa scorre la voce. Gesù sta arrivando, sta uscendo per andare a Gerusalemme. E’ tutto un fermento, un via vai di curiosi, di fedeli, di malati…
    Bartimeo sente la notizia. Indirettamente gli è annunciata la buona notizia (questa è sempre mediata nell’economia salvifica di tipo biblico: è il servizio profetico).
    Nella nostra esperienza abbiamo incontrato queste mediazioni?
    Poteva sfruttare l’occasione di questo passaggio eccezionale di folla per i suoi pur miseri guadagni.
    Questo annuncio suscita nel cuore di Bartimeo una speranza di salvezza, di guarigione: è il moto spontaneo del cuore. Ma immediatamente possono essere scattate anche delle controrisonanze: servirà? Gesù così impegnato si interesserà di me? Non sarà tutto inutile per cui è meglio rinunciare? La delusione non aggiungerebbe solo sofferenza? 

    Cominciò a gridare

     Con la forza della speranza e della disperazione. Bartimeo vince la controrisonanze della sfiducia e del ripiegamento, della rassegnazione e grida al mondo e a Gesù la sua infermità.
    E’ il grido del povero, dell’afflitto, dell’ammalato che tante volte ritroviamo nella preghiera dei salmi.
    Il povero che spera che finalmente qualcuno gli presti attenzione, si metta dalla sua parte, abbia compassione e faccia solidarietà con lui.
    In alcune situazioni questo grido è talmente forte che non riesce ad uscire (vedi la madre del figlio morto di Naim): il cuore è talmente oppresso, schiacciato dal dolore che l’angoscia blocca ogni sfogo. E’ difficile in questi momenti che il cuore si apra al bisogno di incontro con l’altro, non si riesce a condividere il peso del dolore. E come si avverte una liberazione quando finalmente il grido di dolore riesce ad abbattere il blocco: quando qualcuno raccoglie  questo grido e lo condivide. Già questa condivisione rappresenta una grande esperienza di liberazione e quindi di guarigione. 

    Figlio di Davide, Gesù abbi pietà di me

     Se di Bartimeo insieme al nome si indica il casato, sembra non casuale che il grido del cieco sia composto dal nome dell’invocato e dal suo casato.
    Il pieno riconoscimento di sé e dell’altro sembra permettere un reale incontro che vince la paura e infonde coraggio.
    Il grido di Bartimeo è un’invocazione a Gesù. Egli è professato come Messia promesso e atteso: la sua venuta annunziata dai profeti avrebbe riportato la guarigione da ogni male all’interno del popolo santo: sarebbe stata una nuova creazione. (“Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi” Is 35,5)
    Gesù accetta questa invocazione prima rifiutata: ora che sta andando a Gerusalemme non vi è più il rischio che sia equivocata.
    Un grido che chiede misericordia: è preghiera! (cfr. la preghiera del nome) 

    Molti lo sgridavano

     Chi sono questi molti? Discepoli, presenti….
    Perché?
    – da fastidio, disturba i loro progetti, Bartimeo si inserisce come elemento detabilizzante
    – distoglie Gesù dai “suoi” compiti (loro sanno quali sono!)
    – ma soprattutto egli è colto come “diverso”: e costui non ha i diritti degli altri, e provoca disagio e imbarazzo. Meglio farlo tacere e lasciare che le cose procedano tranquille senza troppi problemi: il “diverso” è un problema!
    – Volevano svolegere funzioni “educative”?
    Una lettura psicologica potrebbe indirizzare verso una riflessione di questo tipo: esistono dentro ciascuno di noi delle situazioni, dei “problemi”, dei “Bartimei” che gridano per attirare l’attenzione al loro diritto di esistere e di essere presi in considerazione. Ma il nostro “Io” il più delle volte mette tutto a tacere consciamente o inconsciamente: accettare questo significa entrare in una situazione destabilizzante con cui fare i conti con la sofferenza. Bisogna impedirlo. Ma la conseguenza è sempre disastrosa. 

    Ma egli…

     Non si scoraggia, non si mette a discutere, ma continua imperterrito gridare per farsi sentire da Gesù è questo il suo unico obiettivo. Accadrà quello che spera? Non lo sa, non può vedere quello che sta accadendo attorno a lui.
    Non ha paura di scontrarsi con gli altri, non si lascia vincere dal rispetto umano, dai rimproveri, dai giudizi malevoli e ironici.
    Il suo grido possiede una caratteristica: è insistente. La preghiera insistente e importuna è insegnata da Gesù (l’amico importuno, la vedova assillante…)Quanto avrà dovuto gridare? 

    Gesù si fermò

     Se ci si ferma mentre si sta facendo altro significa che vi è qualcosa che è prioritario, che non si può rimandare.
    Gesù ode il grido non può, non “deve” passare oltre facendo finta di niente o rimandando. Si ferma come il samaritano presso l’uomo ferito lungo la strada.
    A volte sarà lui stesso a voler fermare (come il seguito funebre a Naim).
    Bartimeo ha la priorità su tutto, viene prima di tutto. Gesù si interessa di lui, lo prende a cuore. 

    Chiamatelo

     Si rivolge proprio a quelli che lo stavano seguendo e che volevano mettere a tacere il cieco Bartimeo. Proprio a loro domanda ora di farsi mediatori per l’incontro.
    Cosa avranno provato? Loro che credevano di far bene e sentirsi nel giusto?  Senso di colpa, stizza, disagio e imbarazzo… gioia?
    Gesù domanda alla sua comunità di  chiamare proprio quelli che vorrebbe, desidererebbe, lasciar fuori, deve superare la tentazione di ritenersi comunità di perfetti ed autosufficienti.
    Nella famiglia di Gesù tutti sono chiamati a sedersi al banchetto del regno: ciechi, zoppi, malati, pubblicani, prostitute  e peccatori ( Matteo 22:8 Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;  Luca 5:29 Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola. Luca 14:13 Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi ).
    E il gruppo dei mediatori si reca su comando di Gesù da Bartimeo
    (sarebbe utile una drammatizzazione)

    Coraggio…. 

    La prima parola detta è l’invito alla speranza, a non temere (Matteo 9:2 Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Matteo 9:22 Gesù, voltatosi, la vide e disse: «Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita». E in quell’istante la donna guarì. Matteo 14:27 Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Marco 6:50 perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: «Coraggio, sono io, non temete!».) 

    Alzati

     E’ un verbo caro alla tradizione neotestamentaria. E’ il verbo della rinascita, della vita nuova, della risurrezione. E’ uscire da una situazione di morte ( Matteo 9:5 Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? Matteo 9:6 Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e va’ a casa tua».  Marco 2:9 Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Marco 2:11 ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua». Marco 5:41 Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». Luca 6:8 Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L’uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. Luca 7:14 E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Luca 8:54 ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: «Fanciulla, alzati!». Luca 17:19 «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». 

    Ti chiama

     Ora è Gesù che chiama (cfr Zaccheo). Non è più Bartimeo che grida. Ora Gesù prende l’iniziativa di rispondere.
    Il chiamare poi nell’ottica del dinamismo della fede implica che la fede pur partendo da una situazione di bisogno dell’uomo sia essenzialmente un dono che scaturisce da una chiamata. (“Chiamò a sé quelli che egli volle”) 

    Gettato via il mantello

     Equivale a lasciar ogni cosa da parte dei primi discepoli.
    Il mantello è l’unica ricchezza e sicurezza di Bartimeo.
    Il lasciarlo comporta l’abbandono di tutte le sicurezze e protezione di cui sinora ha avuto bisogno nella sua cecità.
    Il dinamismo della fede (che è cammino battesimale) implica una progressiva spoliazione.
    Questo gesto indica perciò la certezza che la sua vita non sarà più quella di prima: non si svolgerà più ai bordi della strada. 

    Balzò in piedi

     Sta a dire la pronta risposta e la disponibilità all’incontro. Balzare in piedi è già mettere atto al cambiamento, è sollevarsi dal proprio ripiegamento. E’ già esperienza di risurrezione.
    E’ mettere in atto le condizioni perché si attui l’incontro: è disponibilità ad iniziare il cammino. 

    Venne da Gesù 

    Accompagnato dai mediatori Bartimeo va incontro a Gesù.
    Immaginiamo questo tragitto e le risonanze di Bartimeo, dei mediatori, della folla, di Gesù.
    Il suo coraggio e la sua fiducia sono grandi ma saranno sufficienti per il cambiamento, il loro “effetto” sarà automatico?

    Che vuoi che io ti faccia? 

    Perché questa domanda?
    Forse Gesù sta aiutando Bartimeo a fare chiarezza nella sua coscienza, ad operare un discernimento su ciò che è fondamentale per lui. E’ un aiuto a fare verità dentro di sé prendendo atto del suo limite dinanzi a Gesù.
    Probabilmente Gesù vuole qualcosa di più di un generico invito ad avere pietà: vuole incontrare l’uomo, non solo compiere un gesto di “carità” nei suoi confronti, come questa da sempre è stata abituata a ricevere. Vuole che questa persona, consapevole del proprio bisogno, non si affidi solo all’iniziativa dell’altro, ma che si assuma la responsabilità di chiedere in modo adulto e chiaro ciò di cui ha bisogno.
    Gesù assume e fa assumere con questa domanda l’atteggiamento di un vero incontro. Non intende ricambiare il grido di pietà con un gesto di compassione. Il fare al cieco questa ulteriore “elemosina” non avrebbe cambiato la vita di quell’uomo, come non la cambiavano le monete che riceveva di tanto in tanto da qualche passante frettoloso, impietosito, desideroso di toglierselo di torno al più presto: se avesse fatto questo quell’uomo con ogni probabilità lo stesso giorno avrebbe chiesto qualcos’altro per avere ancora  di più, non essendo uscito da quella perenne condizione di eterno mendicante.
    Il coraggio di gridare il proprio bisogno è un requisito essenziale, ma non ancora sufficiente. Una fede così si presterebbe a trasformarsi in pretesa di rapidi ritorni  passività per ottenere ulteriori forme di benessere, mai pienamente soddisfatte e soddisfacenti.
    Una fede fragile poi avrebbe potuto entrare in crisi: “Come può guarirmi uno che non capisce nemmeno di che cosa ha bisogno un cieco?”. 

    Che io veda

     Ecco quello che chiede e di cui sente di aver bisogno.
    Perché? Cosa comporta? 

    La tua fede ti ha salvato 

    E’ la fede in Gesù che può operare la guarigione, l’apertura degli occhi. La parola diventa efficace perché trova la disponibilità a metterla in pratica.
    E subito riacquistò la vista
    Bartimeo ora vede, gli occhi gli si sono spalancati. Per prima cosa vede il volto di Gesù.
    Uno sguardo che coglie un mistero di amore che va infinitamente più in profondità.
    Sente di essere accolto, amato gratuitamente. La sua vita è amata nella sua povertà e nel suo limite.
    Bartimeo acquista una vista nuova: di che tipo? Solo fisica? Anche ma non solo! Egli acquista uno sguardo diverso sul mondo, sulla vita, su Dio, sugli altri. Uno sguardo segnato dalla gratuità dell’amore-dono. Questa esperienza diviene ragione di vita e di luce in mezzo alle tenebre del mondo. 

    Prese a seguirlo

     Ottenuta la guarigione Bartimeo avrebbe potuto prendere tante decisioni, ma tra tutte scegli di seguire Gesù.
    Cristo luce diventa cammino da seguire, non ci possono essere, per chi l’ha incontrato e visto, altre strade. Seguirlo è dare senso e speranza al mio vivere. “Io sono la luce del mondo: chi crede in me avrà la luce della vita e non cammina nelle tenebre”.
     La sua vita vissuta in solitudine ai margini della strada, ora cambia radicalmente la direzione: esce dall’immobilità e affronta con Gesù la strada.

    Posted by attilio @ 11:38

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