• 26 Gen

     

    di P. Attilio Fabris

     

    Gesù entra in Gerico

    Gesù acclamato dalla folla entra in Gerico: ha appena guarito un cieco. Tutti gli sono addosso forse sperando in qualche altra grazia da parte sua.

     

    Zaccheo

    Presentiamo la sua figura fisica, morale e spirituale.

    E’ piccolo di statura: è un forte limite che forse egli ha tentato in ogni modo di rimuovere con il suo arrivismo e aggressività e cinismo.

    E’ capo dei pubblicani: per colmare il suo limite none sita a vendersi agli stranieri, a vivere disonestà verso i suoi.

    E’ ricco: e questa sua fortuna è frutto di ingiustizia, soprattutto nei confronti dei più deboli e poveri che non hanno la forza di rivendicare i propri diritti.

    La fede di Zaccheo. È quasi sicuramente di tipo molto formalista. E’ si praticante, ma non per convinzione ma ancora per interesse.

    Certamente è odiato da tutti.

    Invidiato da tutti.

    Una vita apparentemente riuscita, a cui non manca nulla: potere e denaro per acquistarlo.

    Circondato da falsi “amici” e “ammiratori” che sperano solo di trarre qualche vantaggio da lui.

    In fin dei conti è una persona sola! Ha puntato tutto sull’ansia della vita e sulla paura di perdersi.

    Una persona che non si è riconciliata con il proprio limite che è esperienza di vuoto-morte dal quale tutti cerchiamo di fuggire e di non guardare in faccia:

    per ovviare tale esperienza si cerca di evitarla con mille scappatoie:

              la ricerca della propria immagine

              soldi e potere che danno l’impressione dell’autosufficienza

    E quando il limite si impone in modo drastico l’uomo può reagire in diversi modi:

              il rifiuto espresso in una lotta impari e disperata contro di esso

              la condanna di Dio

              la rassegnazione

              oppure la riconciliazione con la vita e con Dio: l’abbandono delle sue mani.

     

    Zaccheo cerca di vedere Gesù

    Perché?

    Da cosa è spinto? Cosa cerca?

    Cosa si aspetta?

    E’ solo curiosità?

    Ma anche la curiosità nasce da un interesse più o meno conscio. E un interessa è una realtà significativa per la mia esperienza vitale.

    Dunque Gesù per Zaccheo è interessante.

    Ma perché?

    Probabilmente da quello che ha sentito dire avverte nel messaggio di Gesù un “qualcosa” che può venire a colmare la sua sete di amore.

    Ma ha paura di questo desiderio: egli cerca “solo” di “vedere” il profeta di Nazareth!

     

    La folla impedisce a Zaccheo di vedere Gesù

    La folla rappresenta tutto ciò che mi può ostacolare nel mio bisogno di incontro.

    Spesso tante nostre iniziative e parole intorno al vangelo non rischiano di avere lo stesso effetto?

    La folla sono tutte le barriere che si pongono da impedimento.

    Occorre nella vita dare un nome alla folla:

    attivismo? Mass-media? Non comunicazione?

     

    Una decisione da prendere

    Zaccheo deve anzitutto decidersi. Continuare nella ricerca o desistere? Attendere un momento migliore: ma ci sarà? Potrebbe benissimo rientrare in casa. Oppure escogitare qualcosa affinché si possano creare le condizioni favorevoli all’incontro.

    E’ la nostra parte di iniziativa nel cammino di fede.

     

    Una corsa e una salita

    Zaccheo si stacca dunque dalla folla osannante.

    Così facendo ancora una volta prende atto del suo limite: con che sentimenti? Rabbia e imprecazioni?…

    Corre in avanti: e questo gesto lo pone in evidenza davanti agli altri, lo differenzia, provocando l’ironia, la critica, il giudizio di quella stessa folla (cfr la folla nel racconto della guarigione del cieco).

    Ma Zaccheo vince la paura e la vergogna di esporsi. E questo dice quanto gli prema “vedere” Gesù.

    Si distacca da tutti i condizionamenti: e sappiamo quanto questi giocano sulla nostra vita e sulla nostra paura di “perderci”. Con questo gesto in Zaccheo sono vinte due forti controrisonanze contro l’apertura alla verità: la paura di essere se stessi e la paura degli altri.

    Sale su un sicomoro: certamente mettendo in mostra il proprio limite. A un certo punto se voglio incontrare il Signore non devo fare verità nella mia vita?

    Ora Zaccheo, pur tentando di nascondersi tra le foglie!, è contento: finalmente il suo desiderio può essere portato a realizzazione: attende impaziente.

    Si sente ancora lui il protagonista dell’incontro.

    Gesù sta per arrivare.

    Finisce qui il primo atto.

     

    Gesù alza gli occhi

    Inizia il secondo atto, in cui si vede il cambio di protagonista.

    Non è più Zaccheo ma Gesù stesso.

    L’incontro sarà segnato da una caratteristiche fondamentale: la gratuità.

    Perché? Cosa significa?

    Gesù alza lo sguardo, e dopo di lui tutta la folla.

    Zaccheo diventa oggetto di attenzione da parte di tutti.

    Da parte sua arrossisce, è imbarazzato. Forse è stato uno sbaglio salire lì. E adesso cosa vorrà da me questo profeta? Ha paura. Vorrebbe non essere lì. E adesso come la si metterà?

    Le nostre relazioni sono spesso segnate da questa paura e sospetto: e anche la relazione con Dio.

    Dio alla coscienza religiosa appare inaffidabile, insensibile, tiranno e geloso della nostra felicità.

    Da lui occorre nascondersi e scappare talmente i suoi occhi indaganti ci spiano inesorabilmente.

    La folla alza gli occhi con Gesù verso Zaccheo e attende, ironica e beffarda, parole di invettiva e rimprovero contro di lui: non è il difensore dei poveri?

     

    Zaccheo !

    Gesù lo chiama per nome.

    “Finalmente qualcuno mi chiama per nome, e mi conosce: ma perché proprio lui?”

    Ci conosce uno ad uno come il buon pastore le sue pecore.

    Ha cura di ciascuno di noi.

    E’ lui che conosce il nostro vero nome.

    Dio chiama sempre per nome.

    Se mi chiama per nome è perché vuole intessere una relazione personale con me: un chiamare per nome domanda una risposta.

     

    scendi subito

    Scendere significa ritornare ad essere “piccolo” in mezzo agli altri e di fronte a Gesù. Ritornare ad essere quello che era, mettendo in mostra il proprio limite. E’ un momento di verità nel quale non mi è più permesso di nascondermi (un po’ come Gesù farà con l’emoroissa)

     

    Oggi

    E’ il kairòs. Il momento della grazia che in questo momento ci è offerta.

    L’oggi non è solo indicazione cronologica.

    La scrittura e la liturgia richiamano spessissimo all’oggi della grazia che mi raggiunge incessantemente.

    A livello di vita spirituale nasce l’importanza del vivere pienamente il momento presente come l’unico e vero momento in cui la grazia mi può raggiungere e trasformare.

     

    Devo

    Un dovere dettato da una missione da svolgere. “salvare ciò che era perduto”. Una missione che nasce solo dall’amore: e un amore incondizionato, a fondo perduto, eterno.

     

    Fermarmi in casa tua

    “Io sto alla porta e busso”.

    Vedi l’importanza del verbo “rimanere” “menein” in Giovanni.

    Se il Signore chiede di entrare nella mia vita è per restarci, è per fare comunione di vita con me.

    E’ lui che me lo chiede, come un mendicante d’amore! Non ha paura di perdere se stesso, di umiliarsi davanti a me: è il suo amore per me che glielo impone.

    Non mi chiede nient’altro! Non mi chiede di cambiar vita nel caso voglia che entri in casa sua.

    Non lo rimprovera o reguardisce. Nulla di questo: solo accoglierlo in casa sua.

    Non lo ama mettendo qualche “se”: è un amore-dono incredibilmente preveniente e incondizionato.

     

    In fretta e con gioia scese

    La “fretta” e la “gioia” sono caratteristiche amate da Luca.

    Zaccheo risponde subito all’invito.

    E’ il momento cruciale.

    Cosa prova Zaccheo?

    E’ incredulo!

    Ma come. Da uno come me il profeta vuol venire?

    Ma questo sconvolge tutta la sua immagine di Dio, sconvolge l’impostazione della sua vita.

    Scopre la realtà della gratuità dell’amore-dono che non chiede nulla se non di essere accolto fidandosi di lui.

    Questo sconvolge la vita di Zaccheo: i suoi schemi, l’impostazione che per anni ha cercato di dare alla sua esistenza.

    Zaccheo scopre che nel mondo esiste un amore di cui non sospettava l’esistenza.

    E’ una scoperta che lo riempie di gioia! Qualcuno allora mi vuol bene!

    I suoi limiti allora non lo disturbano più, li può accogliere serenamente. Sa che c’è un amore del quale può fidarsi ciecamente. Non si sente più obbligato a mascherarsi e a cercare di primeggiare sugli altri per ovviare al suo limite.

    E’ questa la sua buona notizia!

    E solo questa buona notizia gli può cambiare radicalmente la vita.

    Zaccheo saltellante di gioia, prendendo la mano di Gesù sorridente gli fa strada verso casa sua.

    Dove organizza subito un piccolo banchetto in onore dell’illustre ospite.

    E qui termina il secondo atto. Potrebbe concludersi qui. Ma si apre di nuovo il sipario.

    E’ il terzo atto.

     

    Alcuni però mormoravano…

    L’entrare in casa di un pubblicano e mangiare con lui è un gesto carico di significato. Un gesto non approvato dalla Legge, in cui il peccatore deve essere allontanato: esso contamina la santità del popolo eletto.

    Gesù compie l’atto scandaloso di mettersi dalla parte dei peccatori.

    La mormorazione è la reazione e l’ostilità alla buona notizia: l’ostilità all’aprirsi alla rivelazione dell’amore-dono.

    La mormorazione è la non approvazione e la critica all’operato di Gesù che viene a sconvolgere la loro visione della vita e di Dio.

    Quella stessa folla che lo seguiva entusiasta ora ha cambiato opinione radicalmente: Gesù li ha delusi tutti!!

    Gesù abbatte la distinzione tra giusti e peccatori: tutti devono ugualmente sentirsi amati e perdonati dal Padre nello stesso modo.

    Ma l’uomo peccatore fa fatica ad accogliere questo annuncio di perdono.

    Distinguersi dai peccatori ci rassicura, ci fa sentire meritevoli di premio e giusti ai nostri occhi: è l’uomo che ricerca nella legge la sua “giustizia”.

     La resistenza della folla è la stessa resistenza del figlio maggiore nella parabola del Figliol prodigo (Lc 15).

     

    Darò metà dei miei beni ai poveri

    Il gesto di Zaccheo è una risposta generosa ed entusiasta all’esperienza di gratuità e accoglienza ricevuta da parte di Gesù.

    E’ questa esperienza di gratuità che gli tocca il cuore e gli fa capire che la vita è fatta per farsi gratuità, dono agli altri soprattutto nei confronti dei poveri e dei peccatori (i veri poveri come Zaccheo!).

     Non è dunque un gesto che scaturisce da una coscienza morale che cerca di rimettere in pareggio i conti con se stessa (basterebbe restituire allora solo ciò che si estorto): la “giustizia” di Zaccheo supera di molto quella degli scribi e dei farisei.

      

     

    Gesù riconosce, davanti ai mormoratori, il cammino compiuto da Zaccheo.

    E’ giusto far festa per il peccatore pentito, come per la dramma e la pecora perdute e ritrovate.

    Come per il figlio minore che ritorna.

     Gesù sottolinea che la sua missione si identifica con il “cercare e salvare chi è perduto”. E’ dunque missione di misericordia fatta alla comunità dei discepoli.

     Nessuno ne deve essere escluso: tutti sono figli di Abramo.

     La comunità dei discepoli non si sentirà mai in diritto di condannare nessuno, di escludere nessuno. Avrà un cuore dilatato nella misura di quello di Cristo.

     Tutti si riconoscono in “chi è perduto”. Tutti dobbiamo essere cercati e salvati dalla misericordia di Dio.

    Sono venuto a salvare

    Posted by attilio @ 10:20

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